GAZA, SI TENTA LA STRADA DELLA DIPLOMAZIA

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Non si ferma il lancio di raid israeliani che stanno causando decine di morti nella Striscia di Gaza. Intanto l’Egitto, Paese mediatore, sta cercando far pervenire Israele e Hamas a un accordo. Entrambe le parti in causa si sono dette pronte, ma solo a determinate condizioni. La stato ebraico, in particolare, se non si trovasse una soluzione diplomatica che ponesse fine al lancio di razzi da parte dei palestinesi, potrebbe avviare un’offensiva di terra entro 48-72 ore. Inoltre, Israele chiede una tregua di lunga durata che interessi solo la Striscia di Gaza mentre Hamas vuole la fine dell’embargo a Gaza e lo stop delle uccisioni mirate. Le condizioni poste da entrambi sono in discussione al Cairo. Il premier egiziano Hisham Kandil ha assicurato che la tregua potrebbe essere vicina, benché i negoziati siano ancora in corso.

Nell capitale egiziana è atteso in queste ore il segretario generale dell’Onu, che ieri ha chiesto la fine immediata delle violenze. Ban ki Moon incontrerà il ministro degli Esteri egiziano, il premier e il presidente Mohamed Morsi. Poi andrà anche in Israele e nei Territori palestinesi. Anche il Consiglio Europeo ha mandato un messaggio attraverso l’alto rappresentante della politica estera Catherine Ashton, che ha auspicato «una soluzione duratura e sostenibile» al conflitto che preveda la creazione di «due Stati». Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha dichiarato che «ci sono le premesse perché si arrivi a una tregua nelle prossime ore», ma Israele – ha aggiunto – può «autolimitare la sua forza solo se c’è sicurezza assoluta che i lanci di missili non si ripetano».

Mentre al Cairo si cerca l’accordo, continuano i lanci dell’aviazione israeliana, che nelle ultime ore hanno colpito anche lo stadio di Gaza. Negli ultimi attacchi aerei sono rimasti uccisi 12 civili e quattro combattenti , facendo salire a 90 il bilancio delle vittime in sei giorni di scontri a Gaza, per oltre la metà non combattenti: 22, secondo fonti mediche, sono bambini. Tre, sinora, le vittime civili israeliane.

Stando a quanto riportato da un comunicato del portavoce militare israeliano, finora sarebbero stati colpiti colpito 1.350 «siti terroristici», tra cui rampe sotterranee di lanci di razzi; tunnel utilizzati a fini terroristici; basi di addestramento e cellule impegnate nel lancio di razzi. Ma Israele ha anche cercato di interferire nelle trasmissioni della al-Aqsa Tv, una emittente di Hamas usata, secondo i portavoce miliari, per fini operativi. Colpito anche un edificio nel centro di Gaza che ospita diverse redazioni giornalistiche e che ora è avvolto in un denso fumo nero. Secondo i testimoni, almeno una persona è rimasta uccisa e tre ferite.

Il capo di Hamas, Khaled Meshaal, non ci sta in conferenza stampa ha dichiarato che «Gaza resiste ferma alla macchina omicida israeliana» e che un’invasione di terra di Gaza «non sarà un pic-nic, bensì un disastro politico» per Israele che, se veramente vuole una tregua, deve cessare il fuoco per primo.

Piera Vincenti

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