ELEZIONI USA, PROGRAMMI A CONFRONTO

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La campagna elettorale negli Stati Uniti è nella sua fase decisiva. Ormai manca poco più di una settimana al 6 novembre e il presidente Barack Obama ha già espresso il suo voto, così come milioni di americani, che hanno espresso la loro preferenza per l’uno o per l’altro candidato. Secondo gli ultimi sondaggi, il presidente in carica conduce su Mitt Romey 54 a 39 per cento tra quelli che hanno scelto l’early voting. Un distacco non impressionante ma che al momento regala la vittoria a Obama.

Intanto, il presidente è già diventato l’uomo dei record, il primo a superare la cifra di un miliardo di dollari nella raccolta dei fondi elettorali. Sommando il totale ottenuto dal presidente e dal partito democratico, dall’inizio del 2011 al 17 ottobre 2012, si raggiunge la cifra di 1,009 miliardi di dollari. Non è da meno Romney che, secondo Huffington Post, è a quota 951 milioni. Una battaglia a tutto tondo, quella dei candidati alla Casa Bianca, che si sfidano sulla comunicazione non meno che sui programmi elettorali. Analizziamoli nei loro punti chiave.

ECONOMIA – Le idee in termini di economia e fisco rispecchiano quelle degli schieramenti a cui appartengono i candidati. Obama vorrebbe attuare appieno l’agenda promossa nella campagna elettorale del 2008, aumentando le aliquote fiscali per i ceti più privilegiati e introducendo sgravi per la classe media. Inoltre, per risanare il debito, ha intenzione di ridurre le spese militari e congelare bilanci e stipendi pubblici. Romney, al contrario, vorrebbe aumentare proprio le tasse della classe media e tagliare la spesa pubblica di circa il 20 per cento del PIL, con l’obiettivo di azzerare il deficit Usa entro il 2040. Altro punto di estrema importanza è la riforma sanitaria. Mentre Obama difende il suo sistema che prevede l’accesso a coperture assicurative minime mediante contributi economici e detrazioni fiscali, Romney intende privatizzare l’intero sistema sanitario, aumentando lo strapotere delle grandi compagnie assicurative.

DIRITTI CIVILI – Il solco tra Obama e Romney diventa ancora più evidente quando si parla di diritti, dai matrimoni omosessuali all’immigrazione clandestina. Su quest’ultimo punto, i due candidati sono concordi nel voler ridurre il fenomeno, ma con approcci completamente diversi. Mentre il presidente propone di incentivare l’immigrazione regolare e riconoscere lo status legale ai figli di genitori immigrati senza documenti se si si arruolano nell’Esercito o frequentano il college, il candidato repubblicano è per la tolleranza zero e l’espulsione di tutti i clandestini presenti sul territorio americano. Inoltre, Obama ha espresso la sua apertura verso il riconoscimento dei matrimoni omosessuali e promesso una legge che favorisca la parità di trattamento salariale per uomini e donne. Romney, invece, guarda solo alla famiglia tradizionale e dice no all’aborto e alla cancellazione dell’assistenza medica per le spese legate ai contraccettivi. Una mossa studiata per  ingraziarsi il movimento fondamentalista cristiano Tea Party.

SOSTENTAMENTO ENERGETICO – Questione non meno importante dell’economia e dei diritti è quella del sostentamento energetico. Entrambi i candidati sono concordi nel sostenere la necessità di investire nelle nuove tecnologie e nelle energie alternative. Obama punta molto sull’eolico e il solare mentre Romney vorrebbe promuovere quelle tecniche di estrazione del petrolio che hanno consentito agli Stati Uniti di trivellare dove prima non era possibile.

POLITICA ESTERA – Il dibattito sulla politica estera si è concentrato soprattutto sulla situazione libica e l’attentato di Bengasi in cui lo scorso 11 settembre perse la vita l’ambasciatore Chris Stevens, episodio che ha fatto risvegliare i vecchi timori sull’azione di Al-Qaeda. Romney, basandosi sul modello Bush, vorrebbe imporre la presenza americana in Medioriente, anche grazie all’amicizia con Israele, e adottare la linea dura verso l’Iran e la sua politica nucleare. Obama vorrebbe risolvere la crisi con la collaborazione dell’Onu.

Programmi impegnativi, da una parte e dall’altra. Ma, mentre Obama sembra avere le idee molto chiare su come attuare il proprio, Romney ha lasciato dei grossi buchi neri, non riuscendo a spiegare neppure come intende creare quei 12 milioni di posti di lavoro promessi per guardare al futuro con ottimismo.

Piera Vincenti

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