La Compagnia Stabile Assai di Rebibbia a Teatro con “La fine all’alba”

locandina-LaFineAllAlba-webUn appuntamento fatale, forse voluto, inconsciamente cercato per metter fine a una vita disgraziata. Uscire di scena con classe non è facile. L’ennesima rapina, stavolta finisce male, il meccanismo si inceppa come le esistenze degli esecutori, insieme quasi per caso, ognuno “vittima dei propri Vietnam” come afferma “il professore”, cervello del gruppo e ricercato eccellente. Non a caso, prologo ed epilogo vedono in scena la morte stessa che, giocando una partita a scacchi col suo alter ego, beffardamente si prende gioco dei protagonisti, vittime del grande inganno: poter rimandare l’appuntamento con lei.

La fine all’alba, pièce scritta da Antonio Turco, storico fondatore della Compagnia Stabile Assai del carcere di Rebibbia, da cui nacque il bellissimo film dei fratelli Taviani, Cesare deve morire, vincitore dell’Orso d’oro al Festival di Berlino 2012 e di ben 5 David di Donatello, è un’opera teatrale difficile da giudicare con i canoni di una normale critica. Sarebbe ingiusto fermarsi all’aspetto estetico di un lavoro portato in scena da attori che tali non sono, almeno nell’accezione classica del termine. Si dovrebbero sottolineare molti tempi sbagliati, dei movimenti scenici impacciati e via dicendo, ma il valore di un’opera e soprattutto dell’impegno e della naturalezza di questi uomini che stanno ancora scontando i loro reati, è assolutamente ammirevole. danesifalangaRecitare in teatro non è facile per gli attori professionisti, figuriamoci per loro. Il lavoro del regista Francesco Cinquemani, voluto dagli stessi detenuti a dirigere questo spettacolo, (suo il film documentario sulla Compagnia, “Off stage”, nei cinema il prossimo autunno) è tanto prezioso quanto difficoltoso nel coordinare i protagonisti in scena. Purtroppo era assente Cosimo Rega, meraviglioso Cassio nel film, ma abbiamo potuto ammirare Giovanni Arcuri che nella stessa pellicola era il carismatico Cesare. Buona prova la sua, molto a suo agio nella parte, dotato di un buon eloquio e sicuro di sé. Particolarmente efficaci anche le prove di Aniello Falanga e Salvatore Buccafusca (“il professore”). Nel cast, anche Mario Zamma, attore del Bagaglino, Renzo Danesi e altri. La particolarità che balza agli occhi guardandoli in scena è che ognuno, nel suo ruolo, è assolutamente credibile. Le difficoltà emergono nell’armonizzare le singole personalità in un prodotto che necessariamente deve essere corale. Non sempre avviene e lo sforzo del regista è stato quello di impostare il tutto più sul realismo delle scene che non sulle capacità attoriali, tentando di plasmare un corpo unico tra testo, interpreti e scenografia. Rimane, in ogni caso, il valore enorme di una simile operazione, la forte valenza sociale di un lavoro portato avanti da più di trenta anni dalla Compagnia, e la serietà dell’impegno dei detenuti in un mestiere difficile come quello dell’attore. Qualche probabile talento è emerso anche in queste quattro serate al Teatro Golden. L’augurio è che possano proseguire in questo percorso dignitosamente. Del resto, l’arte è la prima forma di libertà.

“La fine all’alba” è in scena al Teatro Golden di Roma dal 25 al 28 aprile 2014.

Paolo Leone

 

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