Imany live: la recensione del concerto di Napoli

imanyLa classe e la raffinatezza di Nadia Mladjao, in arte Imany, conquistano il pubblico di Napoli in occasione del concerto che l’artista, nata a Marsiglia e originaria delle Isole Comore, ha tenuto lo scorso 8 dicembre presso l’Arenile Reload di Bagnoli. Accompagnata sul palco da un eccezionale e carico  ensemble di 7 elementi composto da: Vincent Faucher (chitarra acustica), Stéfane Goldman (chitarra elettrica), Chloé Girodon e Julien Grattard (violoncello), Xavier Tribolet (tastiere), Stéphane Castry (basso) e Jean Francois Ludovicus (batteria), la cantante ha lasciato che la naturale potenza della sua voce superasse barriere di ogni sorta per un live davvero coinvolgente.

Reduce da numerose tappe in tutta Italia, Imany ha presentato le tracce che compongono il suo album intitolato  “Shape of a broken heart”. La carica espressiva del suo sguardo, le movenze, dapprima lievi e leggermente accennate, si sono pian piano trasformate in una danza che si è naturalmente evoluta in un ballo scatenato. La sua voce calda, intensa e profonda si accompagna ad una mimica facciale estremamente espressiva ed il suo sguardo si è spesso incrociato con quello di qualche spettatore. Una luce particolare illumina il volto di Imany, la sua  performance è un’evoluzione a 360 gradi che, a piccoli passi, riesce a coinvolgere anche i più timidi.

imany 1Il live partenopeo si apre sulle note di “I lost my keys”, lasciando spazio alle emozioni di una donna dallo spirito libero ed intraprendente. Subito dopo è la dolcezza di “Kisses in the dark” ad introdurre l’avvolgente fascino soul del successo mondiale “You will never know”. Sofisticata e semplice al contempo, Imany canta passioni e verità fresche ed attuali come quelle di  “Where Have You Been” o di “Slow down” o, ancora, di “Grey Monday”. Spazio anche alle sorprese come la singolare interpretazione di “Bohemian Rhapsody” dei Queen, l’omaggio a Janis Joplin con “Mercedes Benz” e gli incredibili solo dei suoi bravissimi musicisti. Grande emozione nelle parole di  “Take Care”, cantata in parte nella lingua del suo paese d’origine e in “Pray for Help”. La liricità data dalla presenza degli archi ed il groove di un predominante giro di basso, conferiscono una particolare carica alle sonorità di brani semplici eppure intensi.  Come un guanto di velluto, Imany accarezza il pubblico, lo diverte, lo incuriosisce, lo ammalia. ”Please and change” e “I’ve gotta go” sono gli ultimi brani in scaletta prima che “Shape Of A Broken Heart” lasci emergere l’infinito amore dell’artista per la terra natía. Il bis è un’infinita ed incandescente versione di “You will never know”: mozzafiato.

Raffaella Sbrescia

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