Figli: recensione del film con Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea (qui podcast)

Che cosa accade a una coppia di giovani, non più giovanissimi, quando arriva il secondo figlio? E` quanto si è chiesto Mattia Torre scrivendo la sceneggiatura del film Figli.

Figli: recensione del film (podcast in calce)

Mattia Torre, prima di morire, ha affidato il testo al collega Giuseppe Bonito, che ha curato la regia del film. Il soggetto è una coppia di coniugi  – Sara (Paola Cortellesi) e Nicola (Valerio Mastandrea) – che, a distanza di sei anni dalla primogenita, ha un altro bambino, in un Paese a crescita zero.

La sceneggiatura di Figli è brillante: le parole costruiscono le azioni dettando le regole alla regia e soprattutto al montaggio. Ne viene fuori un film grottesco che ironizza sui mali della società italiana, sempre meno a misura di bambino. Tra nonni che non vogliono più fare i nonni, babysitter incapaci, amici ancora più stressati e due genitori sull’orlo di una crisi di nervi.

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La mistificazione del ruolo dei genitori…

Il ruolo genitoriale viene, purtroppo, mistificato con leggi non scritte, obblighi morali, rigidità nonché nuovi approcci pedagogici, in contrasto con le vecchie metodologie. Il tutto accade in un spazio/tempo molto accelerato. Il ritmo del film, però, non è dato dalla camera né dal montaggio. Le sequenze non sono veloci, perché ci si prende il giusto tempo per raccontare ciò che accade. Eppure lo stress e l’esaurimento della coppia è palese.

Il ritmo incalzante è scandito dai due attori protagonisti che, attraverso gesti, espressioni del volto, dialoghi e monologhi, riescono ad esprimere sensazioni di pancia comunicando allo spettatore ciò che non si riesce spesso a dire tra marito e moglie.

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In Figli il protagonista è la coppia, non il singolo

Come pubblico siamo più o meno abituati ai dissidi di una neomamma soprattutto nella fase del puerperio. Il Cinema ce lo ha più volte mostrato in anni recenti. Ricordate Tully? Tuttavia, rispetto al film con Charlize Theron, che pone al centro la solitudine di una mamma, in Figli (come ho accennato all’inizio) è la coppia il soggetto perché, con un neonato, soprattutto se è il secondogenito, il rapporto sentimentale potrebbe scricchiolare e, di conseguenza, verrebbero fuori tensioni e cose non dette.

La pellicola, infatti, ci mostra con intelligenza come Sara ed Andrea reagiscono alla sensazione di estraneità e al cambiamento, in uno stato di perenne contraddizione tra ciò che si desidera davvero e ciò che viene imposto dall’esterno.

Si vorrebbe fuggire ed evadere, eppure i figli, quando non ci sono, mancano! I dubbi, inoltre, sono tanti. Il mondo immaginario dei protagonisti si mescola, poi, con il reale; ed è un po’ come se entrassimo nella mente di Sara e soprattutto di Andrea in una dimensione del detto e non detto…

Il lungometraggio è costruito con più episodi – che trattano varie tematiche nell’ambito di un unico grande tema  – e con alcune sequenze alternate per mostrarci i due punti di vista. In sintesi Figli è un film che, con una vena tragicomica, riesce a descrivere una realtà facendo ridere e al contempo riflettere. (Marica Movie and Books)

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