CRISTIANESIMO, EBRAISMO E ISLAM A GERUSALEMME

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Cristianesimo, ebraismo e islamismo. Il rapporto tra le tre grandi religioni di Gerusalemme, proposte da un punto di vista originale e inconsueto, sono al centro dello speciale “Terra! – Natale a Gerusalemme”. Il programma, in onda su Retequattro  questa sera, lunedì 24 dicembre, eccezionalmente in prima serata, vede Toni Capuozzo nella Città Santa, per dare voce a tre famiglie di diverso credo, alla Vigilia del SS. Natale. A raccontare le speranze del presente, come le aspettative future, sono le inviate Stella Pende, Sabina Fedeli e Anna Migotto.

Il punto di vista originale e inconsueto è rappresentato dalla vita quotidiana di tre famiglie. I capifamiglia (Yaron, Khader e Garo), i loro figli e le loro mogli, raccontano la difficile coesistenza, l’angoscia per il futuro, la paura della violenza, ma anche la speranza che un giorno ebrei, musulmani e cristiani possano costruire un futuro comune.

Yaron, ebreo, quattro figlie femmine, ha una passione, i volatili, tanto da averne fatto una professione. A Sabina Fedeli rivela il proprio sogno: che un giorno i muri, anche quelli mentali siano abbattuti e i confini tra ebrei e palestinesi superati con la stessa facilità con cui un uccello sorvola gli spazi geografici. Yaron parla dell’integralismo, anche di quello ebraico, condannandolo. Teme per il futuro dei propri figli e di una terra minacciata dal terrorismo di Hamas e dall’odio di paesi come l’Iran.

Anche Khader, musulmano, teme per la sicurezza della sua famiglia (una moglie, tre maschi e una femmina). Khader parla italiano, ha studiano a Firenze e lavora presso l’Istituto per il restauro di Gerusalemme, considerato tra i migliori al mondo. Appartiene ad un’antichissima famiglia alla quale, dice ad Anna Migotto, sono state affidate le chiavi del luogo che, nel santuario islamico conosciuto come Cupola della Roccia, conserva una ciocca di capelli del Profeta Maometto. Khader teme nuovi spargimenti di sangue. Racconta delle tensioni con gli ebrei. Il suo pessimismo è temperato dalla convinzione che i grandi rivolgimenti che stanno investendo il mondo arabo, possano avere un effetto benefico anche in questo lembo di terra conteso tra Ebrei e Palestinesi.

Garo, invece, è un cristiano armeno. È considerato il più grande fotografo della Palestina. Non c’è luogo santo che non abbia ritratto. A Gerusalemme è considerato una star. A lui non dice no neanche il Patriarca armeno, che accetta di buon grado l’invito a concedere un’intervista a Stella Pende. Per Garo, la Palestina rischia di non avere futuro se nel cuore degli uomini non troverà posto l’amore per il prossimo e la disponibilità ad ascoltare le ragioni e le sofferenze degli altri. Il muro eretto da Israele e gli insediamenti, dice, sono il veleno versato nel calice della pace.

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