Racconti, “La ninfea del bosco”

Il cielo era di un rosso sabbia. Una nuvola copriva il sole che stava scomparendo dietro la montagna. Prima che la luce cedesse il posto alle tenebre, un cavallo bianco si accostò al laghetto, che si trovava nell’ampia vallata ai piedi del monte, dal quale nasceva una cascata. L’acqua era tiepida perché sgorgava da una sorgente termale. Agata amava farsi il bagno nuda verso il crepuscolo. In genere nelle notti di luna piena la ragazza si tuffava in quelle acque per purificarsi e per rendere grazie alla madre terra. Passeggiava a piedi nudi nell’erba, poi si sedeva e guardava le stelle. Agata era una giovane ninfea del bosco; Pluto era il suo amabile cavallo bianco. La ragazza custodiva la saggezza della ninfea che sa, ma non ne era conscia. Non sapeva di avere un dono. La ninfea adulta era metà donna, metà farfalla. Radicata alla Terra come la femmina degli umani, aveva però in sé la capacità di rendersi libera e di volare con le sue grandi ali verso il cielo. Era autonoma e non dipendeva da nessuno. Non viveva in gruppo ma sapeva interagire con la maggior parte degli animali e andava in sogno alle bambine, portando messaggi di speranza e perdono che solo chi cresceva con cuore puro poteva ricordare da adulta, tramandoli di generazione in generazione.

Agata però non sapeva ancora di poter leggere i segni del cielo, né di avere tanto coraggio, ed ebbe paura quando un lupo si avvicinò al laghetto.
Pluto la guardò.
«Mia signora!», esclamò il suo amato cavallo.
«Non aver paura», aggiunse.
«Il lupo è qui in pace», disse ancora.
Agata aveva sempre rispettato l’antico animale con il quale non aveva mai parlato. E quando uscì dall’acqua, svestita, ebbe un leggero sussulto.
«Non temere, mia cara Agata», le disse il lupo sbattendo le ciglia.
Come per incanto, sul corpo della ninfea comparve un grazioso vestito blu.
«Oh, grazie!», esclamò.
«Agata, è arrivato il momento per te di mettere le ali».
«Le ali?».
«Tu non sei una donna, Agata. Non sei umana!», le rivelò il lupo.
«Come?».
«Tu sei una ninfea del bosco chiamata per infondere coraggio e speranza a tutte le bambine del mondo, sei nata per essere libera, per svolazzare di casa in casa. Adesso ti darò le ali e tu potrai andare incontro al tuo meraviglioso destino, come una farfalla ma con l’intelligenza di una donna».
«Sul serio?».
«Sì!».

Agata fu avvolta da un travolgente alone bianco. Sembrava nebbia. Il vento impetuoso le scompigliava i capelli biondi, lasciandola quasi senza fiato e facendola girare su se stessa; nel momento in cui la nube scomparve, vide sulle sue spalle due grosse ali trasparenti.
«Adesso, mia cara Agata, puoi spiccare il volo».
La ninfea non si fece cogliere alla sprovvista e cominciò a battere forte le ali. Negli anni vide altri boschi. Vide città. Vide dolore. Vide angoscia. Vide guerra. Vide violenza. Vide terremoti. Vide anche gioia. Vide bellezza. Vide onestà. Vide pace. Vide sincerità. Conobbe la rabbia e cadde in braccio alla tristezza ma la notte, quando entrava nelle camere delle bambine per sussurrare i messaggi del cielo, ogni emozione provata durante il giorno si trasformava in una straordinaria compagna di vita, attraverso la quale riusciva a infondere amore, speranza e perdono.

m.i.

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