Poeti della Sera. L’arte poetica scende in strada

I Poeti della Sera? Chi sono? Ne avete mai sentito parlare? Una rivoluzione è in atto nel mondo poetico. Da qualche anno a questa parte infatti gli artisti stanno svestendo la loro Arte dei sontuosi orpelli di cui è stata per secoli rivestita per consentirle di scendere in strada, di apparire ed essere visibile ovunque perché ognuno di noi possa goderne. La Poesia si adatta dunque alla dimensione spaziale della città, versi dipinti sui muri, installazioni e sticker art circondano ormai il cittadino per impedirgli di dimenticare che l’arte è pensiero e vita. In Italia questo movimento ha dato origine a moltissime associazioni in cui le immagini e le parole si fondono per dar vita a quella che – in senso ampio – è definita street art. Arte di strada, che appartenga veramente alla gente. Tra i molteplici e vitali gruppi, vi sono i Poeti della Sera. Mathias, membro fondatore di quest’associazione, ci ha parlato dei loro assalti poetici, questo modo alternativo ed efficace di diffondere e rivitalizzare la Poesia nella cultura italiana contemporanea.

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Innanzitutto vorrei chiedervi perché avete scelto di chiamarvi “Poeti della Sera”?
Inizialmente l’associazione non aveva nulla a che vedere con la poesia di strada. Ho scelto personalmente questo nome dopo un confronto avuto con due cari amici su questioni legate al disinteresse sempre più dilagante verso questa forma di espressione artistica. Con il termine “sera” intendevamo pertanto una fase decadente che, per certi versi, si sarebbe accostata alla corrente letteraria del XX secolo, quella crepuscolare.

Da quanto tempo esistono i “Poeti della sera” e dove operate?
I “Poeti della Sera” nacquero ufficialmente nel 2012, sprovvisti di sede ci si radunava in giro, solitamente a Udine ma talvolta anche a Gorizia o a Trieste.

Qual è l’esigenza creativa che ha spinto artisti operanti in diversi ambiti a unirsi per creare quest’associazione?
Alcuni artisti sostengono che il reciproco confronto possa spronare le persone interessate a crescere sia individualmente e sia collettivamente.

In questo periodo si sta espandendo enormemente il movimento culturale nato come naturale contrapposizione al piattume intellettuale da cui ci troviamo troppo spesso circondati. Con i vostri lavori avete avuto modo di constatare di essere effettivamente riusciti a smuovere delle coscienze intorpidite?
Il piattume intellettuale rappresenta una costante per qualsiasi popolazione di qualsiasi Stato, una mera realtà che ha disturbato la vita di parecchi artisti odierni e del passato. Certamente compito degli artisti (e non solo) dovrebbe essere quello di smuovere le coscienze per l’appunto “ intorpidite”. Può risultare un’impresa semplice o estremamente ardua. Sono molti i ragazzi, infatti, che non riescono a captare quelle piacevoli sfumature emotive che l’arte di un tempo poteva trasmetterci. Viviamo in un periodo intorpidito dalla carenza dei valori. Credo che un artista che si rispetti dovrebbe tenere in considerazione tutti questi fattori e avvicinare le persone alla propria arte senza scadere o rovinarsi come purtroppo è accaduto a tantissimi grandi personaggi dello spettacolo e della musica. Spero di essere sulla strada giusta.

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A oggi, quale pensate sia stata la vostra più grande vittoria artistica?
Il fatto di avere costituito insieme ad altri colleghi (poeti di strada sparsi in tutta Italia) un movimento per diffondere la poesia in modo alternativo.

Come operate i vostri assalti poetici alla città? Quali fasi esistono tra l’immaginare la vostra opera e il trovarla, finita, su un muro?
Esistono svariate tecniche che possiamo utilizzare per manifestare la nostra poetica. Fino a un anno fa ho imitato Ivan Tresoldi, verniciando una parete di bianco e scrivendoci sopra. Ultimamente ho deciso di compiere assalti più sbrigativi trascrivendo qualche verso con indelebile, come i “Poeti Der Trullo”.

I muri delle città sono forse il modo più immediato per attecchire nelle coscienze, ma cos’altro può fare un artista oggi per far ascoltare la propria voce?
Svariate cose, io credo basti mettersi in gioco. Dipingere, cantare, suonare, declamare poesie, scattare foto mettendosi sempre in gioco. Questo processo potrebbe risultare facilitato, sotto certi punti di vista, dalla presenza dei social network e di internet in generale.

Spesso I Poeti della Sera collaborano con gli street artist. Avete nuove collaborazioni in atto o previste nel prossimo futuro?
Tutti i poeti appartenenti al “movimento di poesia di strada” si definiscono street artist. Fortunatamente avrò la possibilità di collaborare anche a Lecce con graffitari interessanti, come accaduto al Trullo, nell’edizione precedente del festival.

A parte gli scrittori e i pittori, gli altri artisti – musicisti, attori, fotografi, registi, ecc. – come prendono parte attivamente nell’associazione?
Io sono uno dei pochi “Poeti della Sera” rimasti attivi. Ho spinto l’associazione a investire unicamente sulla poesia di strada. Molti associati, tra cui fotografi, pittori e scrittori, si sono allontanati dopo un breve periodo di attività. Ma io volevo fondare un’associazione che si occupasse esclusivamente di street poetry e ci sono riuscito.

State preparando nuovi festival?
Davide di “Poesia Viva Lecce” si è rimboccato le maniche e a breve, nella città salentina, si terrà il quarto festival di poesia internazionale di strada.

Quali sono i progetti che attualmente o a breve coinvolgeranno la vostra associazione?
Continueremo a trascrivere sui muri le nostre poesie e magari coinvolgeremo qualche graffittato per la realizzazione di progetti sempre più fantasiosi.

Mathias, visto che stai rispondendo tu a queste mie domande, te ne faccio una che ti riguarda da vicino: come ti sei scoperto poeta e scrittore? La tua formazione letteraria, la scoperta della poesia…
Il mio percorso scolastico non ha avuto alcuna influenza su di me per quanto riguarda questo genere di cose. Ho cominciato a comporre le prime poesie da bambino. Mio padre, in passato, aveva partecipato a dei concorsi e pubblicato qualche antologia. Probabilmente questo contribuì ad avvicinarmi a questo mondo che forse, altrimenti, non avrei mai scoperto. Il cambiamento avvenne verso il 2011, quando cominciai a pormi alcune domande. Fino ad allora avevo scritto per conto mio e per nessun altro. Evidentemente cambiò qualcosa dopo che mi resi conto del disinteresse sempre più generalizzato da parte delle persone verso questa forma di espressione. Cominciai a cercare di diffondere le mie poesie in modo alternativo e decisamente più diretto. Al tempo non conoscevo Ivan Tresoldi, né tantomeno la “Accion Poetica” di Armando Alanìs. Nonostante tutto pensai che non sarebbe stato male scrivere sui muri qualche mio verso. Dunque cominciai a compiere i primi “assalti poetici”. Solo dopo qualche mese, dopo una ricerca fatta su internet, mi accorsi che Ivan Tresoldi aveva partorito questa idea ben dieci anni prima di me. Lo contattai e ci incontrammo. Di lì a poco, inoltre, sarebbero nate parecchie altre realtà legate a questo mondo, oltre al “M.E.P.” già presente, Ste–Marta e Davide di Lecce.

Avete mai pensato di raccogliere tutti i vostri lavori in un volume da dare alle stampe?
Certamente. Proprio questa è un’idea che vorrei proporre a tutti i miei colleghi quando ci incontreremo a Lecce. Pubblicare una piccola antologia, magari illustrata, con qualche casa editrice interessante.

Per chiudere, vi chiedo quali potranno essere in futuro le applicazioni della poesia di strada. Per esempio, potrà ragionevolmente essere impiegata nell’educazione della coscienza artistica di bambini e adolescenti?
La poesia di strada, o street poetry, dovrebbe essere impiegata nell’educazione della coscienza artistica di tutti, grandi e piccini. Trovo molto carine le iniziative di Mister Caos e di Ivan Tresoldi che per l’appunto intervengono periodicamente nelle scuole durante eventi culturali, raccontando, ma anche coinvolgendo in prima persona i ragazzi in attività legate a questo mondo che indubbiamente fa anche sorridere e divertire.

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