Eurídice Gusmão che sognava la rivoluzione: recensione

Eurídice Gusmão che sognava la rivoluzione è il romanzo d’esordio e di grande successo della brasiliana Martha Batalha. Edito da Feltrinelli, il libro narra la storia di Eurídice e Guida Gusmão, due giovani sorelle immerse nella loro epoca, nella Rio de Janeiro degli anni ’40. Il lettore, al quale la scrittrice si rivolge direttamente nella sua prefazione e di tanto in tanto all’interno del testo, si troverà a intraprendere un viaggio nel tempo delle due protagoniste e di tutti i personaggi che popolano le pagine della narrazione. Nonostante sulle due sorelle si spendano la maggior parte delle parole e dei pensieri, leggendo l’opera a percepirsi è la coralità: alcun personaggio resta, infatti, nell’ombra dell’anonimato ma viene, al contrario, descritto, seguito, svelato e compreso, basti pensare ad Antenor Campelo, il marito di Eurídice, frutto dei traumi della sua infanzia che lo riconducono a una madre poetessa e suicida, ai genitori delle sorelle Gusmão, emigrati in Brasile dal Portogallo, specchio della società chiusa e bigotta di allora e a comare Zelia, la vicina di casa della famiglia Gusmão, coacervo di frustrazioni originate dalla morte del padre e dalla presa di coscienza del suo non essere attraente. Nel mare dell’ordinario spicca Eurídice, che “da bambina guardava malinconica alla finestra, come se pensasse a tutte le cose che avrebbe potuto vivere e che non avrebbe mai vissuto”.

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Assetata di sfide la donna soffoca continuamente i suoi desideri cedendo poi puntualmente alle fantasticherie della “Parte di Eurídice Che Non Voleva Che Eurídice Fosse Eurídice”. Per rompere la routine della quotidianità impara da piccola a suonare il flauto e da grande, già moglie di Antenor e madre di Cecília e Afonso, si dà anima e corpo all’arte culinaria, per poi passare alla sartoria di alta moda e in seguito ai libri e alla scrittura. Tentativi per redimersi, dunque, le innumerevoli attività in cui eccelle senza sosta senza suscitare interesse o empatia da parte del marito e degli abitanti della Tijuca che la considerano fuori dal normale, infrangitrice di regole. Poi c’è Guida, la sorella maggiore di Eurídice, “la donna che non aveva mai abbassato lo sguardo, che non conosceva fallimenti e che alimentava le sue forze attraverso le difficoltà che incontrava sul suo cammino”. Bella e sicura segue l’amore lasciando la sua famiglia per Marcos, figlio di ricchi e potenti che lui stesso sembrava disdegnare. Dopo aver compreso le difficoltà che la vita da comune mortale gli offre, Marcos abbandona Guida con il frutto del loro amore nel grembo della donna. Un altro tipo di forza è quella messa in campo da Guida che, rispetto alla sorella, è animata dallo struggente desiderio di dare al figlio e a se stessa un dignitoso avvenire. Due sorelle, figlie di una società conformista e asfissiante che relega la donna in un perenne esilio domestico, conducono attraverso le loro azioni individuali una piccola grande rivoluzione.

“Eurídice era una creatura esotica. Esotica per il turbante, esotica per gli scritti, esotica perché non c’erano altri parametri che ne sancissero il confronto”, Eurídice Gusmão che sognava la rivoluzione vince con la sua nuova passione per la scrittura e per aver imparato a considerare non più importanti le apparenze. Guida, dopo aver lasciato la famiglia per coronare il suo sogno d’amore con Marcos, se la caverà da sola ma un giorno, bussando dopo anni alla porta della sorella, si renderà conto di aver ritrovato una parte importante di sé che prima era andata persa. Ripercorrendo le vite descritte nel romanzo si scorge la storia di un Paese, il Brasile che, dalle caste chiuse della monarchia vede avanzare la meritocrazia borghese con i suoi salotti fino al sopraggiungimento del golpe del 1964. Nel libro Eurídice Gusmão che sognava la rivoluzione l’autrice miscela con equilibrio i diversi ingredienti: una giusta dose d’ironia si amalgama al pathos e al coraggio sprigionato dalle sorelle Gusmão. Probabilmente la scelta di affidare la conclusione del libro a una “Nota dell’autrice” finale crea spaesamento nel lettore che avrebbe voluto restare nella coinvolgente atmosfera della narrazione romanzesca senza un brusco cambio di stile. Il romanzo genera coraggio, alimenta le passioni e lo spirito di rivalsa delle donne contemporanee e stimola riflessioni ed empatia negli uomini di oggi.

 

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