Tiziana Cantone, le parole che uccidono tra sessualità e oblio

Si è tanto parlato e scritto sul caso di Tiziana Cantone, la ragazza che si è tolta la vita dopo che un suo video hard, girato per gioco, era stato diffuso in rete. Le frasi, pronunciate nel filmato, diventato poi virale, si sono trasformate purtroppo in un tormentone. Tiziana aveva trentuno anni, era napoletana, di bell’aspetto. Rifletto molto sui temi al femminile, dalla maternità al lavoro, dalle esigenze di carriera al benessere, dalla cura dei figli al rapporto con il partner. Sono una donna e come tale mi rivolgo alle donne. In realtà non ho mai affrontato apertamente un argomento spinoso quale la sessualità, non per pudore ma perché penso che il sesso riguardi la sfera intima e personale di ciascuno di noi. Ognuno tra le lenzuola fa come meglio crede, eppure mi sono accorta da un po’ che è necessario scriverne e parlarne, giacché ci sono ancora molti, troppi, tabù.

La triste vicenda di Tiziana Cantone mi ha dato così l’opportunità (mio malgrado) di riflettere sull’importanza delle parole che sono come un seme: se pronunciate con cautela, con calma e con parsimonia possono dare dei meravigliosi frutti. Al contrario se offensive infettano e fanno appassire il terreno circostante, diventando così come una sorta di cancro che invade e uccide tutto ciò che tocca. La storia di Tiziana mi ha consentito inoltre di approfondire il tema, come dicevo, della sessualità al femminile. E parto dalla mia di vicenda. Quando sono nata, i miei nonni e forse anche mio padre, che ha difficoltà ancora oggi ad ammetterlo, non mi volevano. So che le mie parole avranno delle conseguenze, ho pensato molto a quanto sto per scrivere ma ritengo che denunciare e raccontare, con educazione e senza offendere nessuno, sia un modo per esorcizzare il dolore e per divulgare storie che possano aiutare altre persone, in questo caso molte donne. Ritornando alla mia di storia, adesso sono conscia che dopotutto i miei parenti avevano delle ragioni valide, anche se non condivisibili, per sperare nella nascita di un maschio. Io sono nata negli anni Ottanta. Le cose, per le donne, erano cambiate solo in parte a Sud, dove vigeva il delitto d’onore, in una terra bella ma acerba, in un’Irpinia dove le donne contavano solo (a volte nemmeno) tra le pareti domestiche. Nasceva una femmina e già questo non era di buon auspicio.

Nel corso degli anni ho sentito aneddoti di donne rapite, violentate e poi costrette a sposare lo stupratore, perché l’alone della vergogna pesava come un macigno sulle loro giovani teste. Una cosa del genere è accaduta pure nella mia famiglia e adesso capisco la difficoltà e le preoccupazioni dei miei nonni paterni che certo non potevano prevedere un cambiamento, seppur graduale e lento, nello stile di vita. Non avrebbero mai immaginato che a trentaquattro anni avrei scelto di non avere ancora un figlio perché al momento ho un altro pargolo da far crescere. Si chiama Cultura & Culture ed è uno dei miei grandi Amori. Mio nonno ha comunque il merito di avermi sempre spronata a studiare e a perfezionarmi. Oggi ho imparato a non giudicare le persone (è vero, faccio il critico e giudico le opere senza mai demolirle), perché dietro ogni atteggiamento c’è un retaggio culturale. Non siamo figli della nostra Storia, siamo molto di più, però ahimè dalle nostre Storie ci facciamo condizionare. Io stessa l’ho fatto. Oggi so che essere Donna è un dono, non una colpa. So che il femminile avvolge ogni cosa in Natura, compresi i nostri meravigliosi corpi. So che la Terra è femmina e che da essa traiamo nutrimento. Il bene? Il male? Sono soltanto proiezioni della nostra mente che in preda alla paura cerca e trova i capri espiatori, come Tiziana Cantone. Gesù duemila anni fa disse di non giudicare mai, nemmeno in bene. Lo stesso nobile concetto è al centro di molte culture antiche sia d’Occidente sia d’Oriente. In verità il giudizio è figlio di una mente troppo razionale che ci ha fatto dimenticare chi siamo e da dove veniamo. Ma la ragione ha un difetto: non può contenere gli istinti; solo un mix perfetto tra ragione, cuore e istinto ci dà equilibrio. Ricordiamocelo prima di accusare e offendere una persona online e offline. Riposa in pace, Tiziana.

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Maria Ianniciello

Giornalista culturale. Podcaster. Scrivo di cultura dal 2008. Mi sono laureata in Lettere (vecchio ordinamento) nel 2005, con il massimo dei voti, presso l'Università di Roma Tor Vergata, discutendo una tesi in Storia contemporanea sulla Guerra del Vietnam vista dalla stampa cattolica italiana. Ho lavorato in redazioni e uffici stampa dell'Irpinia e del Sannio. Nel 2008 ho creato il portale culturaeculture.it, dove tuttora mi occupo di libri, film, serie tv e documentari con uno sguardo attento alle pari opportunità e ai temi sociali. Nel 2010 ho pubblicato un romanzo giovanile (scritto quando avevo 16 anni) sulla guerra del Vietnam dal titolo 'Conflitti'. Amo la Psicologia (disciplina molto importante e utile per una recensionista di romanzi, film e serie tv). Ho studiato presso l'Istituto Riza di Medicina Psicosomatica il linguaggio del corpo mediante la Psicosomatica, diplomandomi nel 2018 in Naturopatia. Amo la natura, gli animali...le piante, la montagna, il mare. Cosa aggiungere? Sono sposata con Carmine e sono mamma del piccolo Emanuele

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