25 aprile 1945? L’inizio di un’era che cambia l’Italia

Milano bombardata
Milano bombardata

Cosa significa il 25 aprile in Italia e perché continuare a festeggiare? A farsi questa domanda sono in molti, soprattutto i più piccoli, per i quali questa ricorrenza è solo un’occasione per non andare a Scuola, per divertirsi. Ci si informa sul Meteo con l’obiettivo di programmare la classica gita fuori porta o una minivacanza all’estero o in località italiane, eppure il 25 aprile è ben altro. La Storia ci dice che sessantanove anni fa l’Italia era sotto le macerie, divisa in due, martoriata e umiliata. Il 25 aprile del 1945 furono liberate le due principali città del Nord, Milano e Torino, dai nazifascisti (l’Italia Settentrionale fu completamente libera solo il primo maggio del 1945). Questa data rappresenta quindi per il Paese la fine della Seconda Guerra Mondiale e l’inizio di una nuova era. Il Paese andava ricostruito, pezzo per pezzo, per farlo rinascere; bisognava dunque scrivere una Costituzione, che poi entrò in vigore il 1 gennaio del 1948. Due anni prima, il 2 giugno 1946, gli italiani furono chiamati a decidere tra Monarchia e Repubblica; prevalse la seconda.

Partigiani a Milano
Partigiani a Milano

Gli anni della Prima Repubblica, che terminò con il disastro di Tangentopoli, ebbero inizio proprio da quel 25 aprile. Perciò, per conoscere l’evoluzione di un mondo in movimento, è importante studiare la Storia del nostro Paese che è condizionata da dinamiche politiche e socioeconomiche mondiali. Il 25 aprile è una data importante per l’Italia e non è l’unica; quindi è superfluo e stupido ricordarla con parole di circostanza, spesso legate ad appartenenze politiche, e con parate varie. Con la fine della Seconda Guerra Mondiale, l’Europa perse il ruolo di primo piano che aveva sempre avuto, e nacque un ordine bipolare, di cui l’Italia era parte attiva, proprio per la sua posizione strategica. Gli avvenimenti post Liberazione sono tutti collegati in una rete capillare e affondano le loro radici nel conflitto: dagli anni del Centrismo alle contestazioni del sessantotto, dal Concilio Vaticano II al Compromesso Storico, dall’omicidio di Aldo Moro al disgregarsi dell’Unione Sovietica, attraversando gli anni della Seconda Repubblica…

Tutto per l’Italia parte da lì. Ricordare non vuol dire dunque commemorare in maniera passiva ma significa comprendere chi eravamo per capire finalmente chi siamo oggi e in quale direzione stiamo andando come Nazione ma anche come umanità…

Maria Ianniciello

 

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