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The Young Pope: trama, trailer e recensione della serie tv

Cosa vi aspettate da una serie firmata da Paolo Sorrentino? Sin dai primissimi fotogrammi di The Young Pope si tocca con mano la cifra stilistica di un cineasta che può, più o meno, piacere ma di cui è innegabile la preparazione e la creatività registica anche sul piano estetico. Con tutto il rispetto verso le fiction Rai che, va detto, si rivolgono a un pubblico diverso, magari abituato a vedere rappresentata la storia di un religioso o, appunto, di un Papa più secondo canoni classici e “rassicuranti”, vi consigliamo di mettere da parte quell’immaginario. Immergetevi come se foste in presa diretta anche perché l’ottima sceneggiatura (scritta dallo stesso Paolo Sorrentino) lo permette. La prima scena di The Young Pope ha un mix di pittorico, profetico e buffo: tra diversi neonati, a un tratto, dal mezzo emerge il Papa. A dargli il volto è un Jude Law che seduce – e non vi appaia un ossimoro -, sempre nel rispetto di ciò che indossa, e spiazza. La macchina da presa, a un tratto, lo inquadra nudo, di spalle, mentre è “a mollo” nella vasca da bagno, cercando così un momento privato.

Gianni Fiorito
©Gianni Fiorito

In The Young Pope si vive in primis il dietro le quinte della vita papale e la scelta di farlo con Lenny Belardo (colui che divenne Pio XIII a quarantotto anni) è alquanto significativa. È stato il primo Papa americano della storia (la serie è prodotta da Wildside e coprodotta da HAUT ET COURT TV e MEDIAPRO) e immaginiamo che abbia colpito il regista Premio Oscar anche per la strategia mediatica e, chissà anche “politica”, del collegio cardinalizio. «Lei si preoccupa di quello che pensa la gente? Su questo argomento posso illuminarla, io sono un’autorità su come far pensare la gente. Ci sono i giornali per esempio, io sono proprietario di molti giornali…», diceva Charles Foster Kane in “Quarto potere” di Orson Welles. Ecco, queste parole, traslandole, riaffiorano durante la visione di The Young Pope. Cos’è ciò che appare? E ancor più: chi c’è dietro? Sono solo alcuni degli interrogativi che sorgono mentre il Papa neoeletto si prepara al discorso e, al contempo, questa “figura” si vuole presentare come padrona di se stessa. Nelle prime due puntate si avvertono retaggi delle tinte grottesche de “Il divo” (2008), ma anche una sensazione di voler quasi scandagliare e andare oltre l’immagine “bella” e turistica di Roma de “La grande bellezza” (2013). Paolo Sorrentino ci mostra tutta la schiera che c’è dietro il Papa e lo fa con fotogrammi che restano impressi per la composizione del quadro (complice la fotografia di Luca Bigazzi). Ad esempio la schiera di preti e suore sembra voler richiamare le tante rappresentazioni pittoriche. Basta un movimento di macchina che ci viene mostrata la tavolata della colazione eppure il futuro Pio XIII è pronto a smontare tutto ciò che è stato apparecchiato. Intuiamo che un personaggio chiave, legato al passato e, in particolare, all’infanzia di questo giovane Papa, sarà Suor Mary (una Diane Keaton in parte) ed è qui che si ricollega, metaforicamente, il tassello dell’incipit. Nel cast figurano diversi attori nostrani, tra cui Silvio Orlando nei panni di uno spassoso Cardinale Voiello (colui che sta «dietro le quinte», o almeno è ciò che vorrebbe), Toni Bertorelli (Cardinale Caltanissetta), Marcello Romolo, Ignazio Oliva, Armando Pizzuti.

Come spesso accade nelle opere di Sorrentino, anche in The Young Pope c’è un’ironia molto sottile che, a tratti, si esplicita senza avere timore reverenziale (ad esempio la battuta: «Harward uguale decadenza» riferendosi all’università più blasonata). Parallelamente omaggia, certo a modo suo, registi e autori che l’hanno preceduto e/o ispirato, basti pensare alla scena in cui le suore giocano a calcio e non può non tornare in mente un sapore morettiano (il Pontefice di “Habemus Papam” è, però, completamente differente). Nelle prime due puntate della mini-serie sembra ci sia un ottimo equilibrio tra i vari registri, si passa dalla satira a riflessioni più profonde che vogliono andare oltre certi schemi e questo dà ritmo alla narrazione evitando di (s)cadere nell’esercizio di stile. Non è semplice parlarvi di questa serie senza svelarvi alcuni circuiti narrativi perciò vogliamo lasciarvi la sorpresa di scoprire alcuni colpi di scena. Personalmente viene subito spontaneo pensare all’attuale Pontefice, Papa Francesco, ai gesti che ha compiuto e compie, a ciò che ci restituisce e a ciò che ci vogliono comunicare i media. Ecco, per chi non conoscesse il pontificato di Pio XIII abbandoni l’immagine contemporanea che ha del vicario di Cristo. «Chi sei tu Lenny?», gli si chiede. «Sono una contraddizione», risponde. Stando a questo passaggio, sembra proprio che valga la pena scoprire quali siano le incongruenze umane e non sottese a questo personaggio (e andando anche oltre) e di farlo attraverso lo sguardo di Sorrentino. Di seguito alcune immagini di The Young Pope e il trailer.

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Maria Lucia Tangorra

Nata a Conversano (Ba) nel 1987, da alcuni anni si è trasferita a Milano per coltivare la passione per cinema, teatro e giornalismo col desiderio di farne un lavoro. Free-lance, critico e corrispondente dai festival per web magazine di cinema e teatro; ha realizzato anche reportage e approfondimenti di spettacoli tra cui “Invidiatemi come io ho invidiato voi” di T. Granata e “Un giorno torneranno” ideato e interpretato da S. Pernarella. Si è appassionata al cinema e al teatro vedendo recitare gli attori forgiati dal maestro Orazio Costa Giovangigli e da lì ha cercato di conoscere i diversi modi di fare e vivere il teatro e il cinema (senza assolutamente disdegnare alcuni lavori televisivi di qualità). Quando ha sentito sul palco queste parole: «Sai cosa vuol dire vivere in un sogno? Ciò che tu non sei, sei: e, ogni notte, lo frequenti» (dal testo teatrale “Orgia” di P. P. Pasolini) ha pensato che questo accade quando ci si immerge nel buio della scatola magica e della sala cinematografica. Grazie a questo lavoro fatto anche di incontri umani, non solo professionali, pensa che senza il teatro e il cinema il respiro sulla vita sarebbe diverso perciò, nonostante tutto e tutti, crede che di cultura e arte si possa vivere e che le passioni possano trasformarsi in una professione.

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