Paterson: recensione del film
Un orologio da polso analogico: è questo l’oggetto che aiuta Paterson (Adam Driver) a dare una routine alle proprie giornate che sono quasi tutte uguali: la sveglia alle sei e mezzo del mattino, il bacio alla moglie Laura (Golshifteh Farahani), la colazione con latte e cereali e poi il lavoro come autista di un autobus di linea, nella città di Paterson, in New Jersey, e infine la cena, l’uscita con il cane Marwin e la solita birra al solito bar.
A dare respiro e un tocco di vivacità alla vita apparentemente noiosa del protagonista sembra essere Laura che sogna di diventare ricca e famosa e dipinge la casa e i mobili con strisce in bianco e nero che ripropone anche nei bizzarri pois del suo abbigliamento e del tendaggio, persino nei cupcake che prepara per il mercatino degli agricoltori locali. La donna però, nonostante l’apparente inventiva, trascorre molto tempo in casa. Tra cene esotiche preparate con entusiasmo e desiderio di apprendere nuove cose, Laura vive di illusioni e forse è meno libera del marito.
Che monotonia, direte, a proposito della quotidianità di Paterson, eppure quest’uomo giovane riesce a trasferire su un taccuino di carta lo straordinario che vede nell’ordinario, tanto che un semplice fiammifero diventa il filo conduttore dei suoi versi.
Un film molto poetico
Il regista Jim Jarmusch gira un film molto poetico, non noioso, con un ritmo narrativo che segue l’arco della settimana partendo dal lunedì. Ci porta così nella vita e nella mente del protagonista che ci mostra che cosa sia la gentilezza e come – proprio attraverso la poesia – si riesca ad autoregolare le proprie emozioni esercitandosi alla meraviglia e all’empatia in una costante dialettica tra lo spazio interno e la realtà esterna. L’uomo riesce così a provare piacere estetico in un momento contemplativo.
Paterson osserva l’ambiente, non è distratto dai dispositivi elettronici, che pure – ci dice il film verso il finale -hanno una loro utilità, ascolta i passeggeri che salgono di giorno in giorno sull’autobus ed è molto presente a se stesso. Guarda una cascata perdendosi nei suoni della natura e incontra una bambina, anche lei poetessa, che lo aiuta a scindere la pioggia dal significato che gli esseri umani le danno.
Paterson è un film del 2016 meraviglioso nella sua semplicità. Mi ha ricordato Perfect Days, la pellicola di Wim Wenders, che è uscita nel 2023, e mi ha riportato alla mente la filosofia e la poetica di Henry David Thoreau, che ci invita a cogliere la bellezza in un gesto, la meraviglia in un paesaggio. Trovi il film su Rai Play.
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