La Dea Fortuna: trama e recensione del film di Ozpetek

Quando ho letto la trama de La Dea Fortuna, mi sono detta: «Oh! Ecco, un altro film sull’omosessualità; questa volta ci mettono pure in mezzo due bambini e il cliché è compiuto!». Ma poi accanto al titolo del lungometraggio c’era un nome ed un cognome: Ferzan Ozpetek.  Non che sia una fan accanita del regista italo-turco, alcuni suoi film non mi sono piaciuti, ma nel complesso i lavori di Ozpetek mi hanno sempre dato la sensazione che fosse molto bello andare al Cinema. Di conseguenza sono entrata in sala con questa consapevolezza ma senza farmi condizionare. Ed ecco a voi la recensione de La Dea Fortuna e la trama.

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La Dea Fortuna: trama e recensione del film di Ozpetek

La Dea Fortuna non rientra tra quei film del regista a cui ho dato a malincuore la sufficienza, è al contrario tra quelle opere che, per un motivo o per un altro, ti plasmano con le ambientazioni ben curate, con i personaggi mai banali eppure così vicini a noi nelle rispettive fragilità, con le storie che trascendono l’umana indifferenza… come quelle narrate in Saturno Contro, in Mine Vaganti, ne La finestra di fronte e in Allacciate le cinture.

Nel suo ultimo film Ozpetek descrive comunque l’amore, non l’omosessualità. Un amore non carnale, né travolgente come era quello de I segreti di Brokeback Mountain. L’amore tra Alessandro (Edoardo Leo) e Arturo (Stefano Accorsi), invece, è sul viale del tramonto, è un sentimento che cerca una nuova possibilità, è un legame che vede nella speranza la sua salvezza e la sua redenzione. Questo rapporto sopravvive in un abbraccio mai dato, in uno sguardo nascosto, in una carezza lontana, nel ricordo di com’era e nel rimpianto di come sarebbe potuto essere se l’abitudine non avesse preso il sopravvento perché il sentimento caro a Cupido si nutre di novità e si evolve col tempo. Almeno questo è ciò che mi è arrivato guardando La Dea Fortuna.

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La Dea Fortuna e il mare…

La macchina da presa con una lunga carrellata ci porta subito nei labirinti di un’abitazione nobiliare ed austera, senza definire il contesto, per poi condurci tra le pareti di un appartamento romano dove si sta compiendo l’agonia di un rapporto ormai stagnante mentre una nuova coppia gay convola a nozze. Eppure qualcosa di inaspettato sta per accadere ad Alessandro ed Arturo: all’improvviso appare Annamaria (Jasmine Trinca), con i suoi bambini. E, senza allacciarsi le cinture, i protagonisti salgono sulla giostra della vita per riscoprire forse la voglia di amare ma anche il desiderio di mettersi in gioco.

Ozpetek affida così al mare una delle scene più belle di tutto il film. Acque purificatrici, acque materne, acque all’apparenza chete, acque che salvano creando i presupposti per un nuovo inizio. E poi la musica e… la voce. Quella di Mina. E… poi il rosso di Istanbul che non manca mai nei film di questo regista. Ogni cosa, anche il tema dell’omosessualità, viene affrontata ne La Dea Fortuna con estrema delicatezza. E la madre è qui sia strega che figura amorevole per quell’alternanza di opposti che spesso rende contraddittorio e del tutto inspiegabile l’amore, in ogni sua sfaccettatura. Da non perdere. (Marica Movie and Books)

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