Dal 1 all’8 dicembre 2025 si terrà la cinquantesima edizione del Laceno d’Oro, Festival del Cinema Neorealista che nacque in Irpinia sul finire degli anni Cinquanta, da un’idea del critico cinematografico e giornalista Camillo Marino e di Giacomo D’Onofrio. A suggerire l’area del Laceno come luogo della kermesse fu nientemeno che Pierpaolo Pasolini che fu membro della Giuria per diverse edizioni. Erano anni di grande fermento culturale, il festival poi si spostò nel 1966 nel capoluogo di provincia e in altri comuni, ma conservò il nome della sua prima location.
L’evento cinematografico, che assunse il nome di Festival nel 1975, fu sospeso solo l’anno del sisma. Considerata una delle kermesse più importanti d’Italia, oggi ha uno sguardo internazionale.
Abbiamo intervistato Antonio Spagnuolo, direttore artistico del Laceno d’oro e presidente de Il Circolo di Cultura Cinematografica ImmaginAzione, che organizza il festival. Abbiamo parlato di prospettive future della manifestazione tra passato e presente.

Benvenuto presidente.
Grazie per l’invito.
Ci racconti un po’ degli inizi del Circolo?
Il Circolo si è costituito nel 1995. Nella città di Avellino si era insediata l’amministrazione del sindaco Di Nunno e c’era un grosso fermento culturale. Laceno D’Oro proponeva film non semplici, eppure la partecipazione del pubblico era alta. Avevamo 700 sedie, a volte dovevamo portarcele anche da casa.
E adesso com’è la situazione?
Sta cambiando decisamente tutto. Abbiamo nove sale, gli schermi si sono moltiplicati, ma soprattutto, rispetto al 1995, c’è un’enorme proposta attraverso i canali televisivi e satellitari, a cui si è aggiunto lo streaming. Quindi, le occasioni per vedere e recuperare film particolari o d’autore sono tante. Non esiste più il vincolo della sala, bello o brutto, giusto o sbagliato che sia, questa è la situazione. Abbiamo poi lasciato la pellicola per il digitale. Abbiamo comunque costruito tanto, nonostante i cambiamenti e le evidenti difficoltà nell’accedere ai finanziamenti. Ci stiamo rivolgendo alle scuole e puntiamo molto sull’educazione al linguaggio cinematografico tra i ragazzi e le ragazze.
Perché è difficile accedere ai finanziamenti?
Purtroppo a queste latitudini è difficile mantenere un rapporto virtuoso con la politica. Il Laceno d’Oro è il festival meglio valutato in Campania, ha una storia lunga e prestigiosa, eppure a livello nazionale non viene considerato come dovrebbe. Ma noi andiamo avanti, senza scendere a compromessi. Vogliamo rimanere fedeli agli insegnamenti di Camillo Marino.
Capisco. Cosa fareste con maggiori risorse economiche?
Tante cose. Potremmo investire meglio nella comunicazione, per esempio.
Cambio il focus della nostra intervista, spostandolo sulla consapevolezza. Pensa che il Cinema possa essere uno strumento di consapevolezza?
Certo, partendo dalle nuove generazioni. Noi stiamo interagendo molto con le Scuole affinché i ragazzi e le ragazze imparino a decifrare il linguaggio delle immagini. Un film può manipolare le nostre emozioni che si traducono in scelte, anche politiche. Gli Americani sono maestri in questo.
Quali momenti del Festival l’hanno colpita e fatta riflettere negli anni?
Ce ne sono stati tanti. Abbiamo ospitato tanti registi prestigiosi, ma è con Ken Loach nel 2005 che il Circolo ha cambiato passo. E’ stato un momento memorabile.
Com’è la situazione del Cinema indipendente nel Sud Italia?
Quello che noto è che le produzioni sono molto piccole e questo è importante, ma è anche fondamentale avere le idee chiare quando si realizza un film, senza procedere per tentativi.
Un film che si sente di consigliare ai miei lettori?
La voce di Hind Rajab. E’ un film sulla Palestina dal forte impatto emotivo che proietteremo per le scuole durante il Festival.
Allora a presto per la nuova edizione del Laceno d’oro. La ringrazio.
Prego. Grazie a lei.
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