Tra le vie di Kazimierz, vivace quartiere di Cracovia

KazimierzProbabilmente il più grande centro di cultura ebraica dell’intera Polonia, con numerose sinagoghe, scuole ebraiche e con tutto quello che caratterizza questo popolo, dalla musica klezmer ai cibi preparati secondo la tradizione kosher. Vicino alla comunità ebraica, nella parte più occidentale dello stesso quartiere, la comunità cattolica, divisa dalla prima da un muro ma abituata, almeno per buona parte della storia, a conviverci pacificamente. Poi il nazismo, l’invasione della Polonia, la creazione del ghetto non molto distante, la Shoah e la desolazione, in un quartiere che per molti anni è stato abbandonato a se stesso, almeno fino a quando qualcuno ha iniziato ad aprile qualche locale alternativo e un regista americano ha deciso di girare un film proprio tra le sue vie.

Cimitero ebraico KazimierzKazimierz, la zona di Cracovia che si trova a sud-est della città vecchia, pochi passi dalla collina del Wawel, è davvero una scoperta. Non tanto perché bella, ma per quel connubio di memoria del passato e sguardo al futuro che la caratterizza. Un dedalo di strade in cui perdersi, a volte un po’ lasciate andare, ma cariche di creatività, di locali, di giovani che passano proprio qui le loro serate. Accanto ai ristoranti che, poco dopo il successo del film di Steven Spielberg cui accennavo, ossia “Schindler’s list”, hanno iniziato a proporre piatti tipici della cultura ebraica, a Kazimierz è tornata a esserci la vita, quella dei giovani che ogni sera affollano i suoi locali alternativi, l’uno diverso dall’altro. C’è quello che al posto dei tavoli ha delle vecchie singer. Ce n’è un altro, uno dei primi ad aver aperto qui, che ripropone il laboratorio di uno scienziato. E poi tanta musica dal vivo, spesso klezmer ma non solo, in un susseguirsi di portoni, vie e cortili, fino alla piazza principale, Plac Nowy, sulla quale si affacciano ben 17 locali diversi e, soprattutto, i numerosi rivenditori di zakepianki, un mega spuntino fatto di una baguette aperta e cosparsa di funghi, prosciutto, formaggio o mille altri ingredienti a scelta.

kazimierz5In questi giorni di permanenza a Cracovia abbiamo passato tra le vie di Kazimierz molto del nostro tempo: dopo la visita del centro storico, del castello e di tutto quello che proprio non ci si può perdere della città, il quartiere ebraico ha qualcosa che catalizza. È l’occasione per riflettere sul passato e per andare avanti. È creatività e memoria insieme. «Quando usciamo alla sera non è per raggiungere il centro della città, ma quasi sempre per venire a Kazimierz – racconta Maciej Osika, un giovane polacco incontrato per caso e che ci conduce per le vie del quartiere – È un posto ricco di spirito di iniziativa, dove qualche anno fa sono venuti a vivere artisti un po’ bohémien, che insieme ai pub e ai locali sorti in poco tempo hanno dato nuova vita a una zona a cui il nazismo l’aveva così atrocemente strappata».

Un quartiere che, come dicevamo, oggi attira anche molti turisti e questo proprio grazie al film di Spielberg, girato tra le sue vie. La fabbrica di Oskar Schindler, imprenditore che diede da lavorare a più di mille ebrei salvando loro la vita, in realtà non si trova a Kazimierz, bensì nel poco lontano ghetto di Cracovia, a Podgórze.

PodgorzeOggi non rimane molto di quello che doveva essere il ghetto: palazzi più moderni affiancano anche la piazza principale, Plac Zgody, dove un monumento composto da una settantina di sedie ricorda le vittime dell’olocausto. Sedie abbandonate, sulle quali più nessuno è tornato a sedersi e che comunicano, quindi, il senso della mancanza. All’angolo della piazza, poi, quella che fu la farmacia di un altro “giusto”, Tadeusz Pankiewicz, che durante la guerra continuò a distribuire medicine agli abitanti del ghetto. Poco rimane, viste le trasformazioni urbanistiche, del ghetto e del muro che lo circondava, ancora presente in un breve tratto. Di fronte a una Podgórze in trasformazione, al momento di girare il film Spielberg optò, quindi, per Kazimierz, con le sue viuzze, le case e i cortili. Una scelta che ha dato il via a quella progressiva valorizzazione della storia e della cultura ebraica del quartiere.

Prima di salutarci, Maciej ci rivela una cosa: «Voi due sembrate polacchi! Davvero!» (ecco perché tutti continuano a parlarci solo nella loro lingua). Incredibile, non avrei mai pensato di sembrare polacca.

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Valentina Sala

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