Ruanda, ecco il Paese delle donne

La storia che sto per raccontarvi arriva dal Ruanda, in Africa Orientale, dove si concentra la più alta percentuale al mondo delle donne parlamentari.

Il Ruanda ha anche il tasso di sviluppo tra i più alti del continente nero e questa non è certo una casualità. Per arrivare, però, a tutto ciò si è dovuto, purtroppo, attraversare momenti dolorosi, che con estrema lucidità la macchina da presa di Lucia Varani ripercorre nel documentario Rwanda, il Paese delle donne.

Al centro del docu-film ci sono proprio gli ultimi due decenni dello Stato africano, dal genocidio del 1994 ai giorni nostri.

In molti territori africani la colonizzazione europea agli inizi del secolo scorso creò uno spartiacque tra i vari e numerosi gruppi etnici che vivevano pacificamente, generando così odio ed intolleranza che si sono poi amplificati durante il processo di decolonizzazione tramutandosi in spietate guerre civili, come nel caso del Ruanda, diviso in Tutsi, gruppo di allevatori, e Huti, popolo di agricoltori.

Dal 7 aprile del 1994 per cento giorni furono uccise in Ruanda un milione di persone tra Tutsi e Hutu moderati senza che nessuna Istituzione mondiale facesse nulla. Oggi il 70 per cento della popolazione ruandese è costituito da donne. Durante il genocidio molte furono stuprate (si calcolano dai 250mila ai 500mila stupri) e circa 20mila bambini nacquero da quelle violenze.

Rwanda, Paese delle donne
Le tre protagonioste del documentario

Nel documentario la Varani intervista tre donne: Yvonne Tangheroni Ingabire che durante il genocidio aveva 9 anni e fu adottata da una famiglia italiana, attualmente impegnata alla Caritas internazionale e sostenitrice di una scuola in Rwanda; Valerie Mukabayire, direttrice della scuola materna Amahoro, finanziata dalla onlus “Progetto Rwanda”, nonché legale rappresentante dell’associazione AVEGA, che dal 1995 sostiene vedove del genocidio con progetti di assistenza legale, socio-economica e di sostegno psicologico e sanitario; e Godelieve Mukasarasi, fondatrice e legale rappresentante dell’associazione SEVOTA che da oltre vent’anni si occupa delle donne vittime di violenze sessuali subite durante il genocidio e dei loro figli nati dagli stupri.

Le intervistate rappresentano le donne del Ruanda che – supportate dall’attuale governo, il quale ha contribuito a far rinascere la solidarietà in un Paese allo sbando – stanno ricostruendo le loro città pezzo per pezzo, momento per momento, perché come si dice nel documentario “le ferite si possono curare solo se si ha la volontà di guarire”. E questo vale pure per le piccole e le grandi ferite di noi italiane che, come le ruandesi, non dobbiamo mai smettere di credere nella libertà di pensiero, di movimento, di azione e soprattutto nell’immenso potere dell’istruzione che libera la mente dalla schiavitù e dall’intolleranza.

Notizie aggiuntive sul documentario Rwanda, Paese delle donne

Il documentario è stato proiettato il 9 maggio alle 18 presso la Sala Zavattini dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico a Roma. Rwanda, Paese delle donne è prodotto da Isabella Peretti, Progetto Rwanda Onlus, Associazione Almaterra in collaborazione con la Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico e con il contributo finanziario dell’Unione europea, attraverso il Consorzio delle Ong Piemontesi nell’ambito di Frame, Voice, Report!.

Per approfondimenti sul Ruanda

FILM

100 Days, diretto da Nick Hughes e coprodotto con il regista ruandese Eric Kabera;Hotel Rwanda, film del 2004, diretto da Terry George.

LIBRI

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