Suicidi, omicidi, violenze e degrado

© igor - Fotolia.com
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Degli omicidi ormai si è perso il conto, quasi irrinunciabile corollario di mentalità, forse creata anche da certa moda, che ama presentare il sesso forte sotto aspetto guappesco e mafioso di violento e truculento tamarro; in cui certo nudo femminile la fa veramente da padrone e in cui certi spettacoli, che, voltando e rivoltando violenze, senza mai scoprire coraggio, senza prepotenza e civiltà con ammirazione e rispetto, danno rilievo a squallore, a miseria, a furbizia, a volgarità, a oscenità, sempre presenti sesso da alcova e da ovunque e scurrilità da postribolo.

Il mondo si è liberato da tabù antichi, chiaramente detti onore, pudore, onestà, correttezza e dovere, che fanno cittadino l’uomo allontanato dalla barbarie: è libero di essere se stesso, come naturalmente nasce, cresce e si evolve, l’uomo moderno, violento già nell’abbigliamento, nel linguaggio e nel comportamento, che gira armato, quasi diretto a duello mortale, e uccide come se niente fosse, anche se stesso. Mancando regole di compostezza, rispetto e gentilezza, suffragate da esempi, liberi istinti s’appropriano e guidano l’essere umano anche ad infierire sui suoi simili, sui suoi cari e su se stesso: sine litteris, danaro e tecnologia sono crescita solo materiale, ma non etica e civile.

Pubblico si appassiona certamente, come attestano le statistiche, ai sanguinosi e quotidiani tristi avvenimenti e, che si sappia, non va però oltre soliti e brevi attestati di cordoglio, imitati pure da chi, invece di provvedere, ripete dichiarazioni di principio, buoni propositi e speranze. Manca la sensibilità, la competenza e la risposta, che i latini davano agli eventi sfavorevoli, facendone oggetto di studio e di decisione liberatoria per la popolazione: erano i tempi di senatus populusque romanus decrevit, cioè di tanta reciproca fiducia da diventare unità pure nella espressione, e di salus publica suprema lex, cioè di stato forte e sicuro di forza e di sicurezza di cittadini e di cittadino, l’orgoglioso civis romanus, forte e sicuro di forza e di sicurezza di res publica. Non tempi nuovi, ma bui, se nuovo è tanto di quello già dato da scansare, quale rinuncia ad origini, ad identità, a concordia ed a solidarietà, evidenziata da umanità spesso truce d’aspetto e nemica mortale in azione. Non basta licenziarli come fenomeni culturali, ma necessita conoscerne natura, causa e beneficiari inventori: appassionarsi a casi spiacevoli, senza studiarne origini ed attivarne rimedi, sarebbe pericolosa distrazione.

Nunziante Minichiello

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