Vacanze ai Caraibi: trailer e recensione

Vacanze ai Caraibi, recensione – Si rincorrono a vicenda superandosi di poco al box office. Ci riferiamo chiaramene a Star Wars – Il risveglio della Forza e a Vacanze ai Caraibi, il cine-panettone che il giorno di Natale ha fatto il pienone d’incassi, battendo addirittura il film fantascientifico più popolare. Che cos’è che rende questa pellicola natalizia così accattivante? Le caratteristiche sono due: il tocco di leggerezza e una comicità non impegnativa, per qualcuno demenziale, per altri spassosa. Non nego che sono andata anch’io a vederlo, con un po’ di snobismo e tanta voglia di capirne di più, studiare il fenomeno, conoscere il retroscena di una cultura che noi critici definiamo in modo semplicistico popolare, ancorandoci ad aggettivi non proprio piacevoli.

Vacanze ai Caraibi non è un buon film e non lo scrivo sulla spinta di un’emotività che si nasconde dietro ragionamenti fittizi, bensì basandomi sui dati di fatto: la sala era piena ma il pubblico ha riso poco, tranne che per alcune divertenti battute di Christian De Sica. La pellicola, diretta da Neri Parenti, non diverte. Basate su luoghi comuni, molte delle gag proposte sono scontate perché si ripetono negli anni. La coppia Luca Argentero-Ilaria Spada, amanti agli antipodi, non convince nonostante la bravura dei due attori; Dario Bandiera fa sorridere, perché il suo personaggio porta all’estremo la dipendenza dalla tecnologia, nella quale un pochino ci riconosciamo, simpatica anche Angela Finocchiaro nel ruolo di una donna melodrammatica che è a lutto per la morte del suo cane. Christian De Sica e Massimo Ghini, invece, interpretano due uomini ridotti sul lastrico che cercano di farsi le scarpe a vicenda grazie al solito malinteso. I due attori però sembrano un po’ sottotono. Che l’alchimia sia ormai finita? I tempi di Boldi  sono ormai un ricordo, in tv si rivedono vecchie scene, e la domanda è sempre la stessa: qual è il segreto di tutto questo successo? Sicuramente è la presenza di De Sica ad attirare le folle sulla scia del successo ventennale.

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Dunque, Vacanze ai Caraibi non è un buon prodotto cinematografico, eppure la gente si riversa nelle sale, curiosa, per assaporare quel momento di leggerezza in compagnia di amici e parenti, per rivivere, se si è adulti, per un po’ le atmosfere dell’adolescenza perduta, sorridendo in nome di una vera e propria tradizione, oppure per costruire ricordi felici in vista di un futuro incerto, a volte nebuloso. Il Natale è il momento della tombola, delle chiacchiere, magari accanto al caminetto, ma è anche il periodo in cui si va di più al cinema. Non c’è nulla di sbagliato nel sano divertimento, se quest’ultimo non è un tentativo per distrarre le masse rendendole ogni giorno più mediocri e meno pensanti. E noi critici? Limitiamoci dunque a osservare, vigiliamo sulla cultura, senza giudicare gli spettatori per salvaguardare un eruditismo che forse esiste solo nella nostra testa. Ed ecco il trailer.

 

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