Sanremo 2015, “Io sono una finestra”: intervista a Paolo Di Sabatino

Grazia Di Michele e Mauro Coruzzi (Platinette) a Sanremo 2015 con  “Io sono una finestra”. Sul palco anche Paolo Di Sabatino, talentuoso pianista jazz.

Sanremo 2015 Io sono una finestra

Un pianista jazz su palco di Sanremo 2015. Non certo una novità, ma comunque un evento che farà piacere a tutti gli amanti della buona musica. Paolo Di Sabatino è salito sul palco dell’Ariston assieme a Grazia Di Michele e Mauro Coruzzi con “Io sono una Finestra”, brano di cui è anche produttore e arrangiatore. E nonostante il musicista abruzzese vanti un curriculum da superstar internazionale (ha suonato nei più importanti club e festival nazionali ed esteri e collaborato, tra gli altri, con Paolo Fresu, Gegè Telesforo, Enrico Rava, John Patitucci, Bob Mintzer e una sfilza di popstar italiane), Paolo Di Sabatino ci racconta che l’emozione di essere di nuovo a Sanremo dopo l’esperienza del 2007 rimane qualcosa di assolutamente unico. Gli abbiamo chiesto di parlarci delle sue aspettative in merito alla kermesse ligure, del suo pensiero sul pop di oggi e del suo modo di vivere e intendere la musica.

Paolo, sei salito sul palco di Sanremo 2015 per la seconda volta nella tua carriera, dopo l’esperienza del 2007 con Antonella Ruggiero. Come ci si sente?

Alla grande, direi! Ora meglio di allora, visto che salgo non solo in veste di pianista. E’ sempre una grande emozione, che oggi vivo in maniera sicuramente più consapevole, dato che nel frattempo ho fatto tante cose.

Stavolta il tuo ruolo è decisamente di primo piano, in quanto sei arrangiatore e produttore del brano “Io sono una Finestra”, che canta Grazia Di Michele con Mauro Coruzzi (ovvero Platinette). Cosa ti aspetti da questo brano?

Per me è stata una grande soddisfazione che un brano al quale ho dato il mio suono sia stato scelto per una manifestazione così importante. Tutto quello che arriverà sarà il cosiddetto grasso che cola!

Paolo Di Sabatino ©Gianpiero Marcocci
Paolo Di Sabatino ©Gianpiero Marcocci

Parlaci del lavoro di sviluppo che c’è stato intorno alla canzone.

Il brano è nato da una chiacchierata tra Grazia e Mauro, a cena dopo un nostro concerto al quale Platinette aveva assistito. Grazia non ha scritto la canzone con me, ma me l’ha affidata immediatamente per sviluppare un provino, che ho fatto io stesso, riarmonizzando completamente il pezzo e suonandolo da solo al piano, aggiungendo poi la batteria e il basso col sintetizzatore. Da quel provino ho poi realizzato l’arrangiamento completo e Grazia e Mauro lo hanno cantato secondo me benissimo, con grande pathos.

 

C’è sempre stato un certo snobismo da parte dei musicisti più raffinati a calcare il palco sanremese, ma tu condanni questo atteggiamento. Che cos’è, quindi, Sanremo, per te?

Sanremo lo seguo da sempre! Era un appuntamento irrinunciabile e lo vedevo con mia madre. Ora continuo a seguirlo, con le orecchie però più attente alle canzoni e agli arrangiamenti, da addetto ai lavori che suona, scrive e produce sia jazz che canzoni pop. Credo che sia un palco prestigioso che ha contribuito a sviluppare la storia della nostra canzone e che vada comunque rispettato. Io non l’ho mai snobbato!

 

Tu sei un compositore, arrangiatore e pianista di estrazione classica e jazz. Ci spieghi come si fa a far convivere queste due anime all’interno di una canzone pop?

Pur essendo in primis un jazzista, credo di riuscire a “tenermi a bada”, citando un complimento fattomi da Fabio Concato. Il problema dei jazzisti, spesso, è che hanno l’esigenza di dover far sentire a tutti i costi la loro provenienza e la loro maestria tecnica sempre e comunque, non avendo ben presente che alla fine deve vincere la canzone. Io non arrangio tutti i brani allo stesso modo, alcuni li vesto di jazz, altri no. Mi piace molto ad esempio la musica latina, che ho saccheggiato nel nuovo cd di Grazia Di Michele, “Il mio Blu” (in uscita il 13 marzo). Nel brano di Sanremo credo di aver raggiunto un buon equilibrio tra jazz e pop, con addirittura un solo di pianoforte.

 

Quali sono i tuoi punti di riferimento musicali?

Sono tantissimi! Da Bach e Beethoven a Bill Evans e Duke Ellington. Poi Gershwin, Jobim, Michael Jackson, Sting, Pino Daniele, Fabio Concato, i Toto, Jarrett, Petrucciani, Tito Puente…

 

Paolo, chi vince Sanremo 2015?

Se lo sapessi farei una scommessa enorme, così da fare tanti soldi per continuare a produrre la musica che voglio e chiamare i miei musicisti preferiti. Perché la musica ha un costo e lo ricordo a chi scarica o masterizza. Sogno che la gente riprenda a comprare i cd, magari iniziando da questi di Sanremo 2015.

 

Paolo Gresta

Commenti

commenti

Lascia un commento

Torna in alto