Primo maggio, cronaca di una giornata a Roma

Credits: ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Festa dei lavoratori o dei disoccupati, cassa integrati, esodati e precari? Con questo inquietante interrogativo si apre il primo maggio. Un anno particolare che gli italiani vivono con molta sofferenza. Musica, divertimento e tanta speranza per il futuro accompagnano il pomeriggio e la lunga serata di migliaia e migliaia di giovani che, soprattutto dalle regioni del centro-sud, sono voluti giungere nella capitale e invadere piazza San Giovanni per ascoltare il concerto più seguito d’Europa, ma anche per trasmettere un messaggio chiaro all’attuale Governo, la nuova generazione sono loro, il diritto al lavoro è tuttora e deve rimanere inviolabile. Senza i giovani, le loro potenzialità e il loro impiego nel lavoro, il paese non può crescere. Un messaggio che i sindacati, da 30 anni principali organizzatori del noto e storico concerto romano, hanno voluto lanciare all’indirizzo del Premier Monti. Due sono i momenti cruciali di questa lunga giornata di musica nel cuore del centro romano: il canto dell’Inno di Mameli, suonato dal solo sax di Stefano di Battista e che ha spinto i numerosissimi giovani presenti a sfoggiare tutto il loro patriottismo e attaccamento all’Italia, alle sue radici e tradizioni e poi il silenzio. La musica a un tratto si ferma e cala la commozione: sono circa 1400 i morti avuti da un anno a questa parte sul lavoro e Piazza San Giovanni si ferma per ricordare chi ha perso ingiustamente la vita per lavorare, sacrificarsi, guadagnarsi da vivere e portare soldi a casa, alla sua famiglia, ai suoi figli. Quest’anno un direttore artistico particolare, l’ex Pmf Mauro Pagani: è lui che ha avuto l’onore di scegliere le musiche e i cantanti. Fra questi grande successo con tanto di applausi e menzioni per il salentino Caparezza che ha voluto “provocare” il paese e la politica nostrana con un brano che rievoca la fine del mondo, prevista per dicembre 2012 dai Maya, con un ultimo pezzo in cui cita la divinità Equitalak, nome molto vicino alla tanto odiata e temuta Equitalia. “Ci sono terremoti sociali, fiumi di esodati, Equitalak, ti preghiamo, non estinguere noi, estingui i nostri debiti”. Espressione che invita a una seria riflessione. Yellow Submarine, brano di successo di George Martin, scritto per l’omonimo film che prende spunto dall’indimenticabile canzone dei Beatles. Kashmir dei Led Zeppelin cantata da Raiz, Jumping Jack Flash dei Rolling Stones accompagnata dalla bellissima voce della bravissima Elisa, Heroes di David Bowie, cantata da Samuel dei Subsonica, Bella ciao della P-Funking band, il dub e il rap dei napoletani A67 che hanno voluto rendere omaggio a Fabrizio De André. Approvazione e applausi ha ottenuto anche Raggamuffin dei salentini Sud Sound System. Il concerto di San Giovanni non ha voluto dimenticare un grande della musica che ci ha lasciato due mesi or sono, quel Lucio Dalla che il conduttore Pierfrancesco Pannofino, accompagnato nella conduzione dalla simpaticissima Virginia Raffaele, ha voluto ricordare leggendo con un filo di evidente commozione, il testo di Henna. Lucio Dalla un anno fa era sul palco di San Giovanni insieme al compagno artistico di viaggi di una vita, Francesco De Gregori. Fa ancora effetto la sua prematura scomparsa, ma per noi amanti della musica Lucio è sempre vivo e presente. Non sono mancati i momenti comici e l’imitazione di Ornella Vanoni ha fatto da padrona; ha mancato all’appello l’imitazione dell’attuale Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, ma va bene così. Chi si accontenta, gode sempre. Musica a go go fino alla mezzanotte, poi i battenti si chiudono con la speranza che del doman dei tanti ragazzi presenti in piazza, ma anche di quelli che non vi hanno potuto partecipare, vi sia maggiore certezza.

Marco Chinicò 

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