OBAMA HA GIURATO, ORA LE RIFORME

Unità, libertà, diritti civili, redistribuzione della ricchezza, difesa dell’ambiente. Questi i temi centrali del discorso inaugurale di Barack Obama che ieri, nell’atmosfera solenne del Campidoglio, ha giurato fedeltà alla Costituzione degli Stati Uniti dando così ufficialmente inizio al suo secondo mandato. Il presidente, circondato dall’affetto della famiglia e dagli oltre 800mila sostenitori giunti a Washington per l’occasione, oltre che dalla Corte Suprema, dalle leadership democratica e repubblicana, e dagli ex Presidenti Jimmy Carter e Bill Clinton, ha lanciato un monito a tutta l’America parando di unità, soprattutto in riferimento alla politica, dove la frattura tra democratici e repubblicani potrebbe avere pericolose ripercussioni sulla gestione economica e sociale del paese.

Nel suo discorso, durato appena 18 minuti e infarcito di tanta retorica, Obama ha presentato la sua agenda per i prossimi quattro anni, facendo appello all’uguaglianza, che tradotto significa difesa dei diritti, assistenza per malati e anziani, parità di salari per uomini e donne, diritti dei gay. Il momento, ha ricordato il presidente, è difficile ma l’America ha risorse illimitate e sicuramente saprà sfruttarle per uscire dalla crisi più forte di prima, ma solo se sarà capace di rimanere unita.

«L’impegno che prendiamo gli uni verso gli altri, attraverso Medicare, Medicaid e Social Security ci rafforzano e ci consentono di correre i rischi che rendono questo Paese grande», ha detto Obama, che ha ricordato che bisognerà «fare scelte difficili per ridurre il costo del sistema sanitario e ridurre il nostro deficit».

Tra le questioni fondamentali ci sono la disparità dei salari tra uomini e donne, che dovrà essere livellata, e i diritti dei gay. L’argomento è valso più di qualche contestazione da parte dei Repubblicani ma Obama è deciso ad andare avanti.  «Il nostro lavoro non sarà completo finche i nostri fratelli e le nostre sorelle gay non saranno trattati come chiunque altro in base alla legge», ha detto il presidente, che ha anche promesso di impegnarsi per la pace nel mondo e per la sicurezza interna. Il riferimento era alla legge che limiti il possesso e l’uso delle armi. Non è mancato un accenno alla strade di Newtown.

Infine, Obama ha parlato di cambiamento climatico perché non occuparsene «significherebbe tradire i nostri figli e le generazioni future». L’America, nei piani del presidente, deve guidare alla transizione verso un’energia sostenibile che argini, almeno in parte, quei fenomeni estremi sempre più diffusi in tutto il pianeta, come incendi, siccità e tempeste.

In 800mila, quasi la metà rispetto a due anni fa, hanno affollato Pennsylvania Avenue e il giardino antistante il Campidoglio per assistere alla cerimonia di investitura. Obama ha giurato sulla Bibbia di Lincon e su quella di Martin Luther King. Un gesto rituale che prende radici nei valori della storia degli Stati Uniti. Tante le celebrità che hanno animato i festeggiamenti in onore del presidente, da Beyoncè al marito Jay-Z, da Eva Longoria alla cantante Katy Perry, con il compagno musicista John Mayer, da Kelly Clarkson e James Taylor, che ha cantato “America the Beautiful”.

Dopo il pranzo, a cui hanno partecipato circa 200 persone, Obama e il vicepresidente Joe Biden si sono raccolti per alcuni minuti davanti al busto di Martin Luther King per rendere omaggio al difensore dei diritti civili dei neri, assassinato il 4 aprile 1968, a Memphis, nel Tennessee, di cui ieri si celebrava il ricordo nazionale.

Piera Vincenti

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