Morto Andreotti, in Italia resta l’Andreottismo. Ecco cos’è

Andreotti_ritratto«E’ stato lambito da una quantità di scandali senza mai venirne a capo di alcuno (…). Lo scandalo della P2 in un certo senso tutti li riassume». Così Eugenio Scalfari su Giulio Andreotti (nella foto a destra) in un articolo uscito sul quotidiano La Repubblica martedì, 7 maggio 2013. Le opinioni sull’ex presidente del Consiglio sono divergenti, ma in molti, fra cui anche Scalfari, non hanno esitato a definirlo inquietante e indecifrabile. Giulio Cavalli è autore del libro “L’innocenza di Giulio”, edito da Chiarelettere, nel quale si legge che la vicenda di Andreotti è il simbolo di una storia che parte da lontano, sale su fino agli albori della Repubblica e scivola fino a oggi, alle leggi fatte apposta per fermare i processi e alla prescrizione dei reati. In un Paese dove prescritto è purtroppo sinonimo d’innocente.

«Andreotti è stato un bugiardo e un colpevole, perché la sentenza dice che fino al 1980 ha incontrato uomini di Mafia; e infine è un prescritto più nella memoria che dal punto di vista giudiziario. Insomma, è stato un abile manipolatore», ci dice Cavalli che inoltre aggiunge: «Adesso di Andreotti resta il cosiddetto “Andreottismo”, cioè quell’idea che, per esercitare la politica ad alti livelli, sia inevitabile cadere in atteggiamenti inopportuni. Inoltre, la sua leadership si è caratterizzata per la divisione machiavellica tra fini e mezzi – precisa -. Ai cittadini era consentito di conoscere il risultato finale e non come ci si arrivava, perché le decisioni venivano prese fuori dalla scena». E adesso, continua lo scrittore, «nel Paese c’è una sorta di analfabetismo funzionale, portato avanti da una classe politica e intellettuale incapace di capire i bisogni collettivi e di separare l’Etica dal giudizio dei Tribunali».  Per quanto riguarda gli scandali egli afferma: «I cosiddetti “cattivi delle favole” sono stati fotografati mentre bussavano a casa di Andreotti che, si legge nei documenti, è colpevole di aver partecipato attivamente ad alcune decisioni di Cosa Nostra – continua Cavalli -. Dal punto di vista giudiziario, essere amico di un mafioso in Italia non è reato, ma per quanto riguarda l’Etica è intollerabile».

Nella foto Giulio Cavalli
Nella foto Giulio Cavalli

Attraverso il libro “L’innocenza di Giulio”, Cavalli vuole invitare il lettore a esercitare la memoria: «Oggi dobbiamo essere in grado di riconoscere i meccanismi dell’Andreottismo – ci dice -. Finché non riusciamo a comprendere come può la Politica percorrere dei sentieri non proprio leciti vuol dire che non abbiamo il substrato culturale per riconoscere i nuovi Andreotti che a me interessano molto di più. Esercitare la memoria significa cercare di individuare i buoni e i cattivi, commemorando quanti hanno agito in nome della giustizia con provvedimenti seri. Falcone e Borsellino per esempio sarebbero più contenti se si arrivasse alla cosiddetta Zona Grigia».

 

Giulio Cavalli – E`scrittore e autore teatrale, con i suoi spettacoli e i suoi interventi è in prima linea contro la criminalità organizzata e il malaffare nella politica. Nel corso degli anni ha subito intimidazioni e minacce, oggi vive sotto scorta. Nell’aprile 2010 è stato eletto consigliere regionale in Lombardia.

 

Maria Ianniciello

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