Michele La Ginestra in M’accompagno da me fa ridere con gusto

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Michele La Ginestra – M’Accompagno da me: Roma, Teatro Sette. Dal 22 dicembre al 17 gennaio 2016. Recensione.
Inossidabile Michele La Ginestra, che con M’accompagno da me anche in questa stagione riesce a presentarsi al suo vasto e affezionatissimo pubblico divertendo con garbo, con quell’aria un po’ dinoccolata che negli anni è diventata un marchio di fabbrica. Ma non crediate di trovare, nel suo nuovo spettacolo, una comicità senza un retroterra culturale e di spessore. La sua è una comicità spesso raffinata, che scava lentamente intorno alle difese dello spettatore per poi affondare la lama al momento giusto, mettendolo improvvisamente di fronte a quelle profondità che si pensavano smarrite. Spettacolo ben congegnato, dove in realtà Michele non è solo e se è costretto ad “accompagnarsi da sé” è perché non trova l’aiuto dei suoi compagni di cella. Eh sì, perché la scena è una grande gabbia dove sono reclusi i quattro bravissimi performer (Andrea Perrozzi, Gabriele Carbotti, Ludovica Di Donato e Alberta Cipriani) che danno il senso e il ritmo alla sua performance con deliziose brevi canzoni e coreografie d’autore (Rita Pivano) che introducono ogni personaggio e la relativa accusa o situazione di vita.

In M’accompagno da me l’escamotage drammaturgico è, infatti, la ricerca di un reato da cui rinascere a nuova esistenza perché spesso, nella storia dell’uomo, tutto nasce da un atto violento. Inizia così una lunga carrellata, inizialmente con i versi di Pascarella e della sua “Storia nostra” dove si narra la fondazione di Roma, e via via tutti i personaggi interpretati da La Ginestra apportano un pezzetto di verità a questa ricerca, più o meno surreale, e almeno in due occasioni inchiodano alle poltrone con quella cifra artistica capace di tramutare il sorriso in commozione in un istante. Scorrono davanti al pubblico – aula di tribunale giudici che arringano, ladri maldestri ma dignitosi, un’improbabile Biancaneve “strafatta” e vagamente hippy, una madre alle prese con un figlio pericoloso già in passeggino, un writer balbuziente dai nobili sentimenti, addirittura un nascituro che reclama, anzi supplica i suoi diritti (momento struggente, intensissimo), fino all’amatissimo personaggio del prete, chiamato a testimoniare su una confessione, che urlerà quelle verità tanto palesi quanto misconosciute dai più.

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Lo spettacolo è molto divertente, con quel pizzico di profondità che non guasta ma anzi arricchisce il testo, magnificamente interpretato da La Ginestra e diretto da Roberto Ciufoli. Michele riesce ancora una volta a colpire il cuore dei suoi spettatori quando le difese sono basse, quando si pensa solo a ridere. La maestrìa della commedia e di un grande attore è questa, riuscire a commuovere profondamente dopo una risata. A scendere nel profondo delle nostre viscere e trovarci quel che pensavamo aver perduto. Graffi che fanno sentire vivi. M’accompagno da me riesce in tutto questo, regalando una serata lieve ma non fatua e la chiusura in versi ne suggella la non superficiale bellezza.

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