L’Agricoltura, settore più penalizzato dai terremoti

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Sembrerebbe per sua natura, il settore più al riparo dagli effetti di un sisma e invece l’agricoltura risulta quello più penalizzato nei territori colpiti dai terremoti. Basti pensare che, se nell’ultimo trentennio, tra il 1982 ed il 2010, nel nostro Paese, si è perso il 18,8% della superficie agricola, il dato aumenta notevolmente in quelle zone colpite da eventi sismici. Qualche numero: terremoto del Fiuli, siamo a metà degli anni ’70, nel 1976 per l’esattezza, quando si è perso il 42,9%, mentre in Irpinia durante il terremoto del 1980, la superficie agricola è diminuita di un quarto con un -24,9%. A preoccupare è ancora l’abbandono delle attività agricole nei territori interessati, così le attività imprenditoriali del settore sono diminuite del 78,8% nei comuni colpiti dal terremoto del Friuli e del 45,3% in quelli irpini.

I dati sono stati illustrati oggi a L’Aquila da Ester Dini, responsabile del settore Lavoro e rappresentanze del Censis, nell’ambito della Festa Nazionale dell’Agricoltura, alla presenza del Ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato. Una ricerca, quella del Censis, realizzata per la Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) sullo stato delle economie e delle agricolture nelle aree del Paese colpite dai terremoti degli anni ’80.

L’agricoltura è risultato il settore più penalizzato anche nel terremoto dell’Umbria e delle Marche del 1997. Infatti, tra il 2000 e il 2010, la superficie agricola utilizzata si è ridotta di un terzo, in linea con l’andamento nazionale (-32% a fronte di una riduzione media del 32,4%), ma durante il decennio si è registrato un decremento delle imprese pari all’8,5% nei comuni più danneggiati dal terremoto: un dato nettamente superiore a quello medio del Paese (-2,5%).

Anche nel terremoto dell’Aquila del 2009, il sisma ha impattato su un territorio ad agricoltura diffusa e poco strutturata con danni prodotti al settore, quantificati in circa 20 milioni di euro. Differente invece la situazione venutasi a creare poco più di un anno fa, durante e dopo il sisma che ha colpito alcune zone dell’Emilia, dove i settori agricolo e agroalimentare sono quelli di punta dell’economia locale. Con una superficie agricola di quasi 220mila ettari, 13mila imprese e 58mila occupati, il terremoto ha prodotto danni diretti e indiretti per un valore di circa 2,4 miliardi di euro.

In entrambi i casi, l’agricoltura risulta fortemente penalizzata. Se la ricostruzione nei 57 comuni aquilani è ormai avviata con un incremento significativo del numero di imprese e dell’occupazione, l’agricoltura stenta a trovare il eprcorso della rinascita. La riduzione del numero degli occupati, pari a quasi il 30% nel settore a livello provinciale tra il 2009 e il 2012, dimostra che il comparto incontra forti difficoltà a intercettare i segnali di ripresa che stanno invece interessando le altre economie cittadine. E la burocrazia anche stavolta non aiuta, basti pensare al ritardo con cui si è provveduto a sostenere l’impresa agricola, tenuto conto che il principale strumento di sostegno dell’agricoltura che prevedeva uno stanziamento di 4,3 milioni di euro è divenuto operativo solo un anno e mezzo dopo l’evento sismico dell’Aquila.

Emilio Buttaro

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