Iravox, filmmaker che canta il Fantasy (e non solo)

Iravox è un’artista completa che coniuga l’amore per il cinema con la grande passione per la Musica. La cultura, ci dice, è un’alleata. In attesa del suo primo album d’inediti, intervistiamo per voi Lorena Asaro, in arte Iravox, cantautrice milanese dalla voce dolce e potente che ha duettato con Viola Valentino nel pezzo Senza Limiti.

Come nasce il singolo  Wonderland?
Wonderland nasce dal grande amore per “Le Avventure di Alice Nel Paese delle Meraviglie”, celeberrimo romanzo del matematico inglese Lewis Carroll e dall’irresistibile attrazione che ho sempre provato verso le altrettanto celebri trasposizioni cinematografiche di Alice in Wonderland. Il mondo in cui finisce Alice è favoloso, spesso paradossale, allucinatorio, un’esplosione di fantasia, pieno di rimandi alla cultura inglese, proverbi, figure retoriche e in esso il fruitore viene continuamente stuzzicato. Come si fa a non amarlo?

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Iravox, quali sono i labirinti in cui ti sei persa?
Il bosco rappresenta la discografia, sempre più miope e ottusa, nella quale spesse volte io e il mio produttore ci siamo persi. Già arrivare a un appuntamento per fare degli ascolti, spesso, sembra un’impresa impossibile. Poi arrivano gli ostacoli insormontabili, le famose “cose più grandi di me” di cui parlo nel testo di Wonderland, ovvero le risposte senza senso, tipo “ora va solo il Rap e noi prendiamo solo artisti Rap“, oppure “se non vuoi andare al talent-show non se ne fa niente“. In tutto questo il Bianconiglio rappresenta il sogno della musica, che spero si possa realizzare nella maniera completa che io e il mio team di lavoro sogniamo.

Da chi ti lasci ispirare?
Più che “da chi” io direi “da cosa”, infatti le mie più grandi fonti di ispirazione sono i film. Io sono anche Filmmaker Visual-Artist e creo e realizzo da me tutto il visual legato al progetto Iravox. Da buona cineasta quale sono divoro qualsiasi tipo di film. Tutto ciò che vedo sedimenta nella mia testa e, a volte di notte mentre dormo, sogno situazioni, soggetti di videoclip, testi e melodie che poi di giorno tento di realizzare.

Fai riferimento al Fantasy. Si dice che solo il mondo delle fiabe possa salvare l’essere umano dalle molte nevrosi, cosa ne pensi?
Penso che la fantasia sia l’ultima frontiera che ancora ci rimane per non diventare tutti dei cyborg. Mi fa tanta tristezza notare che, mentre io contemplo magari la bellezza di un paesaggio, di un albero o di un sorriso di una persona, quasi tutti gli altri intorno a me rimangono col naso ficcato nel cellulare. Ben inteso, io adoro i social network, e Facebook in particolar modo, ma ritengo che ci debba essere un tempo per tutto. Bisogna trovare lo spazio per il pensiero, per il lavoro, quello per lo svago, quello per la meditazione e la contemplazione, quello per lo sport, per gli affetti e poi, se rimane, anche il tempo per stare al computer. Ma fare solo quello no, perché porta all’alienazione.

Come ti sei accostata alla Musica?
Mio padre cantautore, grande esperto e grande collezionista di dischi, già nella culla, mi faceva ascoltare i grandi capolavori della musica italiana ed internazionale, mi spiegava i generi musicali, la loro nascita e le varie influenze che poi andavano a determinarne di nuovi. Mi istruiva sui differenti modi di cantare e mi proponeva l’ascolto degli interpreti immortali di ogni epoca e faceva scoprire i cantautori di ogni paese. Provenendo da una famiglia in cui la cultura musicale era sterminata e vivendo in una casa con dentro un cantautore che cantava da mattino a sera, coltivare l’amore verso questa forma d’arte è stato davvero inevitabile. A nove anni ho iniziato a cantare e addirittura a comporre con la mia prima chitarra. A diciotto avevo già un repertorio di brani inediti da proporre in tutte le manifestazioni canore che trovavo. A vent’anni avevo già un contratto serio con Danilo Bajocchi, il mio produttore e arrangiatore che non mi ha mai lasciata. Il grande vero intoppo, purtroppo, è stata la discografia, sempre a rilento, sempre allineata con le mode del momento e sempre restia a mettere sotto contratto un’artista differente, diversa dagli altri e con un progetto originale. Ci sto ancora combattendo, la battaglia non è ancora finita.

Cosa rappresenta per te la Musica?
La musica rappresenta tutto. Vivo per essa. Ho provato ad allontanarmi, ma mi sentivo molto infelice. La musica è ricerca continua, e più mi addentro nei meandri, anche inesplorati di questo mondo musicale, più mi addentro nel mio io più profondo. Comporre canzoni ogni volta significa tirare fuori una parte di me e, per usare una metafora, fissarla per sempre in un quadro meraviglioso.

E la Cultura in generale?
Nella vita ho sempre studiato per migliorarmi come artista e come persona. Sono laureata n Lingue e Letterature Straniere, indirizzo in Storia del Teatro, del Cinema e dello Spettacolo, ho studiato per moltissimi anni canto, chitarra e persino batteria. La cultura dovrebbe essere fondamentale per chiunque. Sarà banale, ma la cultura e il sapere rendono veramente liberi. Nel mio caso, studiando e istruendomi, sono diventata libera di comporre musica, scrivere testi profondi e particolari, di riuscire a creare i videoclip che ho in mente, fare le foto…

I progetti di Iravox?
Moltissimi. A settembre uscirà la cover della celeberrima canzone di Gino Paoli. Il Cielo in una stanza, stravolta e rivisitata alla Iravox maniera. Poi a dicembre arriverà Controluce, il mio primo album di inediti e spero che con esso arrivi presto il momento di fare una tournée. Forse ci sarà anche una bella sorpresa che riguarda la televisione, ma per ora non anticipo nulla per scaramanzia!

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