Pasolini al cinema, intervista a Willem Dafoe

Willem Dafoe
©Siebbi

In occasione dell’anteprima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia di Pasolini – film diretto da Abel Ferrara, per ricordare Pier Paolo Pasolini, che è uscito nelle sale il 26 settembre 2014 – Cultura & Culture ha intervistato il protagonista Willem Dafoe. Umile, disponibile e genuino, ecco cosa ci ha detto uno dei divi hollywoodiani più peculiari, con ben due nomination ai Premi Oscar all’attivo. L’attore statunitense ci ha raccontato in modo rispettoso il suo approccio al ruolo di Pasolini e ha espresso il suo punto di vista sul noto pensatore bolognese.

Prima di accettare questo ruolo ha mai pensato che potesse essere rischioso?

Non si è trattato di accettare o rifiutare il ruolo, perché io e Abel abbiamo lavorato insieme a questo progetto. Abbiamo discusso a lungo di Pasolini e ci è venuto in mente di realizzare un film su di lui. Pericoloso? Rischioso? Sicuramente! Prima di tutto perché sono americano e interpreto una figura prominente nel panorama culturale italiano. Gli italiani non avrebbero mai realizzato un film così rischioso, hanno avuto quarant’anni e non l’hanno fatto. Sto scherzando ma non troppo! Poi penso anche che il fatto di essere distaccati, in un certo senso, ci ha offerto l’opportunità di guardare alla sua persona in modo più lucido, senza alcun pregiudizio culturale e da una prospettiva diversa rispetto a come avrebbe potuto fare un regista italiano.

La somiglianza fisica è quasi sconvolgente.

Guardando le sue foto, mi sono subito sentito a mio agio fisicamente perché mi ricordava me stesso. Credo che sia stato questo il motivo per cui Ninetto (Davoli, ndr) ha deciso di prestarmi alcuni dei suoi abiti. Mi stavano un po’ stretti però la nostra corporatura è più o meno la stessa. I nostri visi sono sicuramente diversi ma, quando interpreti un personaggio, riesci anche ad assumere determinate sembianze. Credo che Pasolini fosse una persona molto magnetica; comunque non abbiamo la presunzione di dire che questo è Pasolini ma una versione di lui. Per cui, nessuno impedisce a qualcun altro di rappresentarlo in modo differente.

Pasolini DafoeSaprà sicuramente che Pasolini era molto critico verso la società italiana e verso il modo in cui era giudicata la sua omosessualità. Che cosa ne pensa?

E’ una domanda interessante ma sarebbe più appropriato rivolgerla a un omosessuale. Io sono entrato nell’uomo, tuttavia non posso e non voglio giudicarlo o concentrarmi su quel lato della sua personalità. Quello che posso dire è che è stato interessante costatare come il suo atteggiamento sessuale sia cambiato nel corso degli anni. Ho notato che mentre all’inizio della sua carriera scriveva di questi giovani uomini in maniera molto bella e affettuosa, verso la fine della sua vita mi è sembrato quasi disgustato dalla mancanza di quell’energia e quella forza che non riusciva più a trovare. Credo che questo possa essere considerato uno dei motivi della sua disperazione e della sua solitudine.

16135-Pasolini_9_-_W._DafoePasolini era solito scandalizzare per sensibilizzare il pubblico.

Lo scandalo era il modo che lui usava per distinguersi, per uscire fuori dagli schemi. Il fatto che io abbia interpretato Pasolini non fa di me un esperto in materia (ride, ndr). Ho amato di lui questa fantastica combinazione tra l’uomo e il pensatore cinico e trasgressivo e quello raffinato e colto. Non credo che quest’aspetto fosse legato alla sua perversione ma alla sua natura inquisitoria, alla sua insofferenza, la sua irrequietezza e, sostanzialmente, la sua natura di artista. Voleva spingere le persone a cercare la loro verità ed è in questo impulso che risiedeva la sua forza.

Trailer: Pasolini

Recensione film Pasolini 

Rosa Maiuccaro

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