Confirmation Bias: come nascono i creduloni del web (e non solo)

Si chiama Confirmation Bias (pregiudizio di conferma) ed è la tendenza, più o meno marcata, ad acquisire informazioni sulla base del sistema di valori e di convinzioni che ciascuno di noi ha. E` un meccanismo psicologico probabilmente innato che per certi versi ci limita e non solo sul web ma anche nella vita reale, quella di tutti i giorni. E` una sorta di strategia di difesa che permette alla mente di agire in spazi conosciuti. I personal coach parlerebbero di zona di confort o di convinzioni limitanti che creano dei confini prestabiliti oltre i quali è difficile spingersi. Questo sistema di convinzioni non ci permette di scorgere la verità attraverso la ragione e non solo perché siamo degli eterni impulsivi ma semplicemente perché il nostro sistema reticolare attivatore fa il suo lavoro: ci protegge. Da cosa?

Sin dalla notte tempi l’essere umano ha dovuto lottare per la propria sopravvivenza e, quindi, ha cercato dei punti fermi che in qualche modo lo rassicurassero e lo tutelassero dalle insidie. L’Uomo, a differenza di altre specie, non poteva contare sulla forza fisica. Doveva, per sopravvivere, affinare altre doti. La nostra materia grigia si è così sviluppata sempre di più e abbiamo creato quindi un sistema di valori sia collettivo e sia individuale trasmettendolo alle generazioni future. Ma le credenze cambiano, insieme alle mode, e l’essere umano si è evoluto. Il sistema reticolare continua, tuttavia, a proteggerci e a farci vedere solo ciò che vogliamo o che ci fa comodo vedere. E da qui nascono i giudizi e i pregiudizi verso tutto ciò che è diverso da noi e dal nostro microcosmo facendoci diventare a volte anche dei creduloni.

confirmation bias

Il marketing conosce il fenomeno del Confirmation Bias e ne approfitta. Le fake news nascono proprio grazie a questo meccanismo inconscio. Fare affidamento solo sul raziocinio è impossibile per uscire dalle nostre certezze e dalla nostra zona di confort, come direbbero gli esperti della motivazione, per poter valutare ciò che davvero ci fa stare bene e proteggerci, se possibile, anche dalle notizie false. Premettendo che la verità assoluta non esiste, ci sono comunque tutta una serie di tecniche che ci permettono di valutare con maggiore attenzione ciò che ci propina il marketing, per scelte più consapevoli ed allineate con la nostra natura e con ciò che davvero ci rende felici. Quali sono?

  • La respirazione consapevole
  • Il silenzio interiore

 

Il respiro ci permette di essere centrati, il silenzio ci aiuta a vedere ciò che non vediamo, mentre il chiacchiericcio interiore ci limita. Ricorda inoltre che il giudizio è sempre soggettivo. La realtà è colorata, non è né bianca né nera. Il mondo è ricco di sfumature e la bellezza sta proprio nella diversità. Ciò che per te è impraticabile, per un altro non lo è. Questo concetto vale per tutti gli ambiti: dal modo di nutrirsi all’abbigliamento, dal concetto di salute all’idea che ci siamo fatti della genitorialità, dell’amicizia, dell’amore. Non giudicare equivale anche a non accanirsi contro le proprie debolezze che il più delle volte vediamo nell’altro.

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Non so se è il meccanismo del Confirmation Bias a farmi scrivere queste cose. So solo che però è possibile andare oltre la siepe leopardiana ma sempre gradualmente, senza sforzo, e con consapevolezza. L’ho provato sulla mia pelle quando ho abbattuto molte delle convinzioni che mi erano state inculcate dalle generazioni di donne e di uomini che mi hanno preceduta perché tutto è scritto nel nostro DNA.

La zona di confort non sparirà mai. Si allargherà. E nuovi convinzioni si creeranno. Non saranno né giuste e né sbagliate. Saranno le mie idee. Mi sono sempre ripetuta che la libertà finisce dove comincia quella altrui e quindi i miei pensieri e tutto il mio microcosmo appartengono solo a me; di conseguenza non è giusto imporli agli altri perché la verità assoluta non esiste. Non può esistere. I nostri sensi e la nostra ragione spesso ci ingannano. Saperlo è una grande consolazione oppure no?

Dott.ssa Maria Ianniciello, naturopata e giornalista

 

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