Londra, l’attacco terroristico e la paura della “paura”

Con il nuovo attacco terroristico a Londra, si risveglia la paura. Questa parola – usata per definire uno stato d’animo – si sente spesso al Tg o si legge sui giornali (essa ha sostituito il termine “tensione”, molto in voga negli anni Settanta del secolo scorso), che accostata a “strategia” innesca una sorta di disagio psicologico nel lettore/telespettatore, il quale si sente così sempre sotto attacco e del tutto vulnerabile. «Mondo era e mondo è», recita un antico proverbio. E, difatti, la saggezza popolare non mente. Mai. La paura è insita nell’essere umano e combatterla non ha senso; bisogna al contrario – come ci suggerisce un certo tipo di Psicologia – accoglierla senza per questo farci dominare da essa allargando lo sguardo e cercando di percorrere sentieri sconosciuti. La paura, quindi, può salvarci, se sappiamo ascoltarla, oppure distruggerci. Un aiuto arriva certamente dalla Cultura che ci apre a più possibilità.

L’attacco terroristico nel cuore di Londra apre vecchie ferite, risvegliando ricordi e dandoci una percezione di instabilità, proprio perché questi eventi non possiamo controllarli, ma farsi dominare dalla paura può renderci schiavi di pregiudizi e soprattutto di timori quotidiani ingiustificati. Saliamo sul vagone della metropolitana con il cuore in gola e ci guardiamo intorno, mentre ansia e rabbia si mescolano. Nel quotidiano, cioè in quelle piccoli vicissitudini, che caratterizzano l’esistenza di ognuno di noi, la paura può essere amica o nemica. Essa aleggia, tuttavia, nel substrato culturale dei popoli, condizionando da sempre le nostre vite, perché ogni gesto, conscio o inconscio, è gestito da questa emozione primordiale. Per paura, ad esempio, adottiamo degli atteggiamenti ripetitivi e sicuramente volti ad attenuare l’ansia, affinché cresca quel senso di sicurezza che la Televisione e le notizie del giorno ci tolgono. Per esempio, è provato che l’obesità aumenta anche per paura. Dopo secoli di carestie, la società occidentale mangia come se non si fosse un domani temendo di perdere quanto ottenuto. Siamo ancora condizionati da ciò che accadeva nel Medioevo.

Jacques Le Goff ha scritto che in epoca medioevale il cibo era la prima occasione per gli strati dominanti di manifestare la loro superiorità. L’abbondanza di vivande era di per sé una situazione di privilegio sociale e la carne era sinonimo di potere. Mi ricorda un certo tipo di matrimoni meridionali, dove le pietanze che si buttano nella spazzatura sono considerevoli ma nonostante ciò il bisogno di ostentare opulenza, per paura di fare «brutta figura», è molto radicato. E` necessario dimostrare di essere dei grandi mangiatori, così come facevano i sovrani del Medioevo. Apparentemente tutto ciò c’entra poco con l’attacco terroristico a Londra, in realtà non è così, perché la paura, anche quella di un nuovo attacco, se non siamo cauti e presenti, fa molto male alla psiche e soprattutto al corpo, che non sono scissi.  Noi siamo i figli della nostra Storia con delle caratteristiche nuove tutte da scoprire. Possiamo, attraverso la Cultura, familiarizzare con la paura – che di tanto in tanto ci verrà a trovare come un’ancella misteriosa – forse per far emergere i nostri meravigliosi talenti. Non lasciamoci manipolare da quanti cercano di farci aver paura della paura per trarne un certo vantaggio. Al contrario siamo presenti e viviamo, perché è la Vita, momento per momento, che conta davvero!

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