Essere mamme oggi: tutto ciò che non vi dicono

La maternità è costellata di luoghi comuni, rigidità, frasi fatte. Essere mamme oggi non è facile perché se da un lato la gravidanza, il parto e il puerperio sono eventi naturali dall’altro la donna contemporanea ha esigenze diverse. Infatti, quanto valeva 40 anni fa non si adegua più alle istanze del nuovo femminile e ciò che era istintivo un tempo nella società contemporanea non lo è più.

La neomamma spesso si sente confusa e sola nonostante intorno a lei ci siano tante persone ben disposte a dare consigli su come essere mamme oggi. Io ritengo, per esperienza personale, che la donna debba circondarsi delle giuste persone (in genere la madre e le zie dirette come accadeva una volta, se si ha con loro un buon rapporto, oppure un’amica fidata) che possano sostenerla nel suo percorso di maturazione della maternità perché si tratta di un processo in divenire, non scontato. Dopotutto nessuno ti insegna ad essere mamma: il cervello si adatta gradualmente e cambia completamente la sua struttura come il resto del corpo.

Ma ci vuole tempo e ogni donna è diversa. Jung avrebbe parlato di archetipi dominanti. Ci sono donne che hanno una personalità tendenzialmente maschile e quindi faticano, almeno all’inizio, a ritrovare la Madre che dimora in loro. Non è un limite, è come avere gli occhi chiari. E` così e basta. Rispettare la propria natura, quindi, è di fondamentale importanza. Di conseguenza non esistono regole quando si tratta di maternità; si può scegliere di tornare a lavoro subito oppure dopo tre o sei mesi o ancora di dedicarsi per qualche anno al bambino. Ciascuna è diversa e ogni scelta va rispettata. Da neomamma, che vive questi dissidi, oltre che da naturopata e giornalista, so quanto le rigidità facciano male e quindi sono consapevole che non esistono norme per essere mamme oggi come ieri.essere mamme oggi

 

Di recente un medico, quando gli ho chiesto del tiralatte che avrei usato occasionalmente per ritagliarmi un po’ di tempo mi ha detto: “Perché usarlo? Lei per tre mesi deve (già il deve la dice lunga) dedicarsi solo al bambino ”. Anche questa è rigidità e credo che i medici, per quanto mi abbiano aiutata nel parto, a volte dimenticano che dietro una madre c’è una donna che scalpita e che chiede di essere solo ascoltata… che vuole poter continuare ad esprimersi nella società evitando così pericolose depressioni post parto. E invece si fa riferimento ai modelli, omologando il femminile e ingabbiandolo in ruoli prestabiliti da regole fisse che non hanno nulla di naturale.

Il dibattito sull’allattamento, per esempio, è molto sentito. Per scelta ho deciso di allattare al seno (almeno per il momento) con tutte le conseguenze che questo comporta ma chi opta per il latte artificiale merita altrettanto rispetto dato che ognuno fa ciò che vuole della propria vita. I sensi di colpa, quando si è madri, tuttavia sono all’ordine del giorno. L’idea, che ci siamo fatti di cosa voglia dire essere mamme oggi, è alquanto pericolosa per la donna, per la coppia e soprattutto per il bambino.

Lo psicoanalista Massimo Recalcati dice: “Ciò che consente davvero la separazione di un bambino dalla propria madre, dopo aver ricevuto appunto il sentimento della vita dal desiderio della propria madre, è il fatto che in quella madre la donna non muoia. E` la donna che salva il bambino dal rischio di essere assorbito nella propria madre. Ma che cosa vuol dire? (…) I bambino hanno bisogno che le loro madri restino donne, che abbiano interessi nel mondo, che abbiano passioni nel mondo, che il mondo non si esaurisca nella vita del figlio, che ci sia un desiderio che trascende l’orizzonte della maternità perché i nostri figli hanno bisogno di essere abbandonati. Questo è qualcosa che non si dice. I nostri figli hanno certamente bisogno della presenza della madre (le mani, il volto, lo sguardo) ma hanno altrettanto bisogno dell’assenza della madre perché se non c’è assenza, cioè se non c’è desiderio della donna, non c’è libertà dalla madre”.

E` lapalissiano che nelle prime settimane e nei primi mesi di vita il neonato abbia bisogno della presenza costante e continuativa della mamma eppure ritagliarsi anche in questa fase dei piccoli momenti per sé e per la coppia è salutare ed importante. Continuare a coltivare le proprie passioni, curare il proprio corpo, uscire ogni tanto da soli con il partner, delegare e farsi aiutare dal compagno/marito – che ha un ruolo di primissimo piano nella nostra società – sono delle buone abitudini per tenere viva la donna che continua ad esistere nella madre.

Nel film Tully la protagonista è mamma di tre bambini, di cui un neonato, che in preda alla frustrazione decide di assumere una tata sui generis per la notte, la quale stravolgerà la quotidianità di Marlo ridandole spensieratezza. Nella pellicola, diretta da Jason Reitman, si affronta in modo alquanto originale il tema della maternità.

Il mio consiglio (suggerimento che do in primis a me stessa) è di affrontare questo meraviglioso viaggio con la curiosità di un bambino. Il vostro piccolo ha molto da insegnarvi giorno dopo giorno e se non vi ingabbiate in ruoli e fanatiche rigidità trarrete solo il meglio da questa esperienza che vi rafforzerà come essere umano aprendo canali sensoriali inesplorati. Ma per farlo avrete bisogno di assecondare l’energia vitale anziché di ostacolarla dando a ciascun archetipo (tanto per usare il linguaggio junghiano) il giusto spazio altrimenti il lato ombra della madre vi soffocherà rendendo questi momenti – che sono unici ed irripetibili – stressanti e frustranti con conseguenze tangibili. In bocca al lupo a me e in bocca al lupo a tutte voi, care lettrici e mamme.

Dott.ssa Maria Ianniciello, naturopata e giornalista pubblicista

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