DUE DONNE, DUE STILI

Quando qualcuno decide di vivere, secondo me, decide di camminare. Quando cammini a volte devi attraversare un ostacolo e la strada per superarlo è colorata di nero. Per cui, mentre avanzi, tutto intorno a te sembra fatto di nulla, come se fossi circondato dal vuoto. Come quando anche i raggi del sole ti infastidiscono. Si, io adesso mi ritrovo in quel buio e mentre cammino percorrendo la mia vita mi piace pensare a me stesso tra anni. Così penso alla donna. Donna, mia mamma, le mie amiche di sempre, me stesso, la donna. E credo che ci sia davvero un’altra donna, nel senso che i miei occhi ne distinguono due. Credo che a differenziarle siano le Forme. Si, attraverso la scelta delle forme la stessa creatura, capace in ugual modo di procreare, può distinguersi da un’altra. Le forme, in questo caso, sono i ritocchi di mani fatte di natura. Le forme che potrebbe causare, ad esempio, una goccia caduta nell’acqua, o le forme volute dal vento su una duna nel deserto, o ancora le forme di una mamma che disegnano poi sua figlia. Due donne, quindi. Nessuna vinta e nessuna vincitrice, solo due tipologie di donne parallelamente vicine ma distinte. Non capisco perché la donna che presenta le sue forme venga poi bruciata mentalmente, come una strega ai tempi, dalla società oggi corrotta. Credo che la femminilità, ma soprattutto la dignità di una donna, si legga negli occhi non nella bocca sporca di un paesanotto quindi, se fino ad ora abbiamo combattuto per la democrazia del Paese, è giusto lasciar vivere ad ognuno la propria creatività, con il suo stile. La cosa che più mi colpisce di questa donna agguerrita è la consapevolezza di guardarsi e confrontarsi con una sua pari. Adoro le donne che imparano insieme, non la gelosia ma il modo di distinguersi dall’altra, crescendo senza copiare e copiarsi le esperienze. Passeggiano vicine, così me le sto immaginando, insieme come nello scatto. L’altra è colei che fa di sé la parola. Vista di una rigidità esterna ma di un interesse mentale capace di lasciarsi immaginare proprio come lei vuole. Quindi l’educata, donna che mette in mostra la femminilità con il suo atteggiamento meravigliosamente sicuro, duro. In questo tunnel nero, con la mia mente proietto la mia donna con due modi di camminare, di guardare, di pensare e di vestire. Eleganti linee di jersey che continuano con quelle artificiali della gabardina del pantalone. Outfit dell’una. Un vestito dal taglio rigido di seconda pelle, per l’altra. Unica nei movimenti, nella logica, nel modo di vivere e comunicare al mondo. Occhi come finestre spalancate ecletticamente in tinta per qualsiasi situazione o veduta. Intanto io passeggio nel tunnel e mi capita pure di girarmi con la presunzione di osservare la fioritura della mia semina. Continuo, metto un piede dopo l’altro e cammino, vivo.

Crico

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