BON TON VS STREET STYLE

Fotografo: Gianni Roselli – Stylist e Modello: Crico.

Sono partito, arrivato e accomodato. Aspetto lo squillo di alcuni amici che mi fanno da cicerone in questa illuminata capitale inglese, ho deciso scelgo la camicia. Un sms mi avvisa che ci incontriamo in centro, quello lussuoso brillante da luci e star. Scendo, in metropolitana mi confondo tra i mille suoni diversi, volti diversi, colori, stili e non stili, tutto era come quei puntini colorati di un quadro di Van Gogh. Tanta gente, tutti aspettano impazienti la metro. Eccola la vedo, è arrivata e io ci sono quasi, la gente si accalca e i secondi sono pochi, chiudo gli occhi. L’ho presa? Si, no.

La vedo passare davanti a me come un lungo missile orizzontale. Un tipo al mio fianco sembrava fare le mie stesse espressioni però con un suono diverso, inglese. Mi guarda e mi fa capire che quella serata, la metro, ce l’aveva regalata. Lui: un tipo sui 24 anni, gentile, castano occhi azzurri, barba nera sul viso rosa. Non lo so, aveva qualcosa di familiare, tradizionale. Parlando con Jeamy, ancora una volta, avevo vinto con l’intuito. Aveva, infatti, la madre con origini italiane così arrancava un accento di Napolitaliano, lo nominai poi.  Vestito da: un Cappotto in piedi pull bianco/nero, jeans stretti personalizzati a vita alta e una maglia con motivo a fiori che fuorusciva dal lato destro dei pantaloni. Preciso, anche, nella scelta di non osare con gli accessori per un giusto look da tutti i giorni, ho pensato.

Ok, capiti i buoni propositi di entrambi, usciamo e mi fido di lui. Mi propone una serata a modo suo, penso, quello inglese. Andiamo ad Old Street, a est London. Una zona in cui gli artisti mangiano, lavorano, creano  aprendo, così, le porte alle  menti creative dei Folli. Erano tutti elementi diversi, artisti di strada e ciascun con un talento diverso, anche dello stesso interesse. Amici,compagni, nemici, bella e brutta gente ma con un unico ma soprattutto stesso obbiettivo mentale.  Entriamo in un pub, bello, marrone, tutti ridono, ballano, urlano e bevono birra. Alcune ragazze più allegre di altre, tanto da venderla la felicità.

Mi guardo attorno, vedo anche persone che comodamente sono sedute a terra, e mi piacevano. Intanto Jeamy mi faceva conoscere la sua gente, molto simpatica El, si faceva chiamare così. Lei sembrava una creatura della notte  che passeggia per le vie di Shoreditch. La immagino:  capello rosso fuoco, con tanto di stivaloni cuissardes in pelle o latex, occhialoni. Mi piace l’accoppiata shorts in pelle con la semplice T-shirt bianca e la cappa di maglina, forse l’unico dettaglio che stona sono proprio gli stivali, fanno più stripper e forse troppo Gaga per un look da giorno, credo.

Vedo il pub, addosso erano tutti fatti degli stessi colori e alcuni anche simili negli accostamenti, ma osservo bene e li vedo invece tutti diversi. Maglie larghe, canotte per gli uomini, converse e jeans strappati, vissuti. Spille sui giubbini di jeans invecchiati. Capelli ribelli ma generazione di modi garbati, gli inglesi. Li guardo, mi guardo e penso menomale che ho le borchie sulla camicia.

Finalmente, apro gli occhi, respiro e mi ritrovo ricoperto di persone, di stile. Ops vedo un posto, lo raggiungo e mi siedo. Vedo dal finestrino un ragazzo che senza parlare sta urlando il suo pensiero contro di noi, sono in metro. Mi comporto come loro, accavallo la gamba e apro il giornale. Ognuno perfettamente muto a leggere senza disturbare. Apro il giornale e le uniche parole che capisco sono THE BEAUTIFUL LONDON. Il resto era peggio dell’interpretazione cinese. Così faccio finta di capire e aspetto la mia fermata. Scendo, seguo le indicazione per uscire e mentre alzo gli occhi, questi si riempiono di bianco. Una gonna a ruota colorata corallo pastello, abbinata ad una femmina camicia bianca, in seta, con il collo francese. Ballerina, francese anche questa. Insomma una signorina Bon ton. Il suo inconfondibile stile è Andrea. Origini spagnole ma concepita dall’unione di diverse tradizioni.

Parlava a bassa voce, era dolce e intelligente su quello che le interessava. Mi porta a bere un tè, Notting Hill, ovest London. Entriamo, noto un’assenza di bancone, tre tavoli di legno invecchiato, scritto. Un signore e una signora forse i proprietari di quel salotto che offrivano dolci, perfettamente abbinati al piatto, alla location, alla situazione. Lei era vestita di pastello, come l’odore delicato che sento, come la copertina del lettore interessato alla fine. Intellettuale nei modi ma delicatamente strafottente nella scelta di presentazione. Quel tocco nero lo faceva sembrare cattivo mentre romanticamente sono sicuro che si innamorava, nella sua mente, come me. Sorseggio il tè, mi guardo nel riflesso di una fotografia vecchia incorniciata, mi dico: “menomale, colorato di pastello, scelta bene la camicia”. Parlavo di moda, di me e delle sue insicurezze. Le piaceva farmi parlare, anche se pronunciavo male le frasi. Tutto sapeva di regale bon ton anche la passeggiata nella pulita strada del centro.

Apro gli occhi, aspetto. Mi suona il telefono, un sms. Leggo lo schermo e ne trovo due, mi sarò addormentato, penso. Che dolci, Jeamy e Andrea mi salutano. Chiudo di nuovo gli occhi sogno, anzi immagino di nuovo il week  end appena passato. Questo  fatto di uno spirito bon ton borchiato di street.

Crico

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