Teneramente folle, tre motivi per vedere il film

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Teneramente folle è l’esordio nel lungometraggio di Maya Forbes. Partendo dalla scrittura della sua autobiografia iniziata nel lontano 2007, la cineasta, scrittrice a tempo pieno (per Harvard Lampoon ai tempi dell’università, poi per la HBO) e autrice di film come Mostri contro alieni e opere underground (Seeing other peolpe), ha trasposto sul grande schermo la storia della sua difficile infanzia, quando a soli sei anni fu costretta a trasferirsi dall’adorata campagna in un piccolissimo appartamento a Cambridge, in seguito al divorzio dei genitori causato da un esaurimento nervoso del padre. Il sostentamento economico era garantito dalla famiglia di parte paterna, una tra le più facoltose del New England, ma anche tra le più stravaganti nella gestione del denaro. Arrivava solo quando strettamente necessario e non lo si doveva mai reclamare. Quando la madre decise di trasferirsi a New York per iscriversi alla Columbia business school, Maya e la sorella furono lasciate col padre premuroso e dolcissimo, ma anche bizzarro e fuori dagli schemi. In Teneramente folle (Infinitely polar bear) veste i suoi eccentrici panni Mark Ruffalo, stralunato accumulatore di oggetti (conserva tutto, dalle ruote delle bici alle spugne da cucina ormai logore), genitore perfetto, almeno fino a quando non sopraggiungono i cambi d’umore che lo rendono aggressivo e intrattabile. Soffre della sindrome da bipolarismo schizoide ed è costretto a inghiottire litio che spesso accompagna a generose sorsate di birra e whiskey. Un papà non proprio modello, ma “teneramente folle” come un orso polare, almeno a detta della simpatica figlioletta.

Seguendo le reali tappe della sua vita, Maya Forbes sgattaiola con una macchina da presa in versione “segugio” pronta a cogliere ogni sfumatura gestuale degli attori, dentro l’appartamento della casa di Boston, poi nella nuova, disordinatissima dimora in cui Cam porta le bambine mentre Maggie si reca nella Grande mela per sbarcare il lunario. E documenta la routine quotidiana che vede alle prese con le piccole pesti un papà caotico, anarchico, aspirante chef, collezionista compulsivo di cianfrusaglie, soggetto a crisi di nervi e a volte talmente zelante da rasentare il patetico. Lo segue mentre raccoglie funghi con le figlie, quando si cimenta in sempre più gustose ricette (le omelette e le crepes vanno per la maggiore) e persino mentre si improvvisa sarto per creare una gonna da flamenco. Genitore milleusi e fanatico, compulsivo e bisbetico, adorabile e logorroico, ogni tanto anche bambino capriccioso che “fa il muso” alle figlie perché non vogliono presentarlo, a causa della sua smania di protagonismo, agli amichetti. Insomma, dopo la crisi depressiva, Cam prova a riscattarsi e a concedersi una seconda possibilità per salvare la sua famiglia e tentare un ricongiungimento con la donna di cui è innamorato da sempre.

La pellicola è una commedia briosa che corre letteralmente sulla colonna sonora seventies (siamo nel 1978) e sulle musiche di Theodore Shapiro. Non si arresta un attimo, se non nei momenti in cui è indagata l’intimità di coppia (con Maggie, una inedita Zoe Saldana), alternando quegli alti e quei bassi che sono il normale altalenante percorso del soggetto depresso. Ne abbiamo visti tanti di film che hanno saputo raccontare con toni pacati e divertenti da commedia brillante la malattia mentale o l’handicap fisico, tra gli ultimi Mr. Beaver di Jodie Foster, Il lato positivo di David O. Russell e La famiglia Bélier di Eric Lartigau ma, mai come in questo caso, il quartetto di attori fa la differenza, riuscendo a coinvolgere e a creare un rapporto di totale empatia con lo spettatore che (sor)ride con loro, si diverte con le gag di Cam da vaudeville casalingo, si commuove perché capisce che i ruoli di padre e figlio possono divenire intercambiabili, gioisce quando assiste ai progressi compiuti da un genitore che lotta contro un male insidioso. Teneramente folle è la vicenda (reale) di una cineasta che tiene il contesto storico-sociale dell’America di fine anni Settanta sullo sfondo e si concentra, con una narrazione fluida e accattivante, su una parabola familiare che parla di solidarietà, amore incondizionato e riscatto.

 

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In sinesi ecco i tre motivi per non perdere Teneramente folle:

 

  • Commuove e diverte in egual misura, dosando in modo equilibrato dramma e commedia, toni leggeri e riflessione seria.

 

  • Mark Ruffalo, Zoe Saldana, Imogene Wolodarsky, Ashley Aufderheide formano un quadretto familiare affiatato e sempre in parte perché quello della regista è soprattutto un film di attori camaleontici e versatili.

 

  • Come il recente La famiglia Bélier, mette in pace col mondo grazie alla sua funzione terapeutica; emoziona senza appesantire con facile retorica o stucchevoli cliché.

 

Voto: [usr 4]

 

Trailer del film 

Vincenzo Palermo

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