Con Anita Ekberg la vita era un po’ più dolce in Italia!

anita-ekberg-dolce-vita-“Marcello, come here, hurry up”. Correva l’anno 1960 e con questa battuta Anita Ekberg faceva sognare gli italiani mentre si immergeva nelle acque della Fontana di Trevi davanti allo sguardo attonito di Marcello Mastroianni ne La Dolce Vita.

Esattamente dieci anni prima la Ekberg vinceva il titolo di Miss Svezia, suo Paese d’origine. Subito dopo il viaggio verso gli Stati Uniti dove ebbe l’occasione di sfondare ad Hollywood. Una carriera in ascesa come dimostra il Golden Globe ottenuto nel 1956 grazie alla parte di protagonista nell’ultimo film della coppia Lewis-Martin, Hollywood o morte!. Poi il colossal Guerra e pace di King Vidor. La Ekberg era di una bellezza folgorante con un corpo mozzafiato, sensuale e prorompente, che non sfuggì all’occhio curioso di Federico Fellini che non ci pensò due volte infatti a scritturarla per La Dolce Vita. Qui interpretava una giunonica attrice americana in visita a Roma di nome Sylvia. Siamo nel 1950 e la città eterna è ai suoi piedi. Sylvia è la stella assoluta degli eventi mondani. Il più fortunato è il giornalista Marcello (Matroianni) che tra il soccorso a un gattino per strada e il bagno nella Fontana di Trevi rimane totalmente affascinano non solo dalla bellezza della diva ma anche dalla sua innocenza e perfino dai suoi capricci. Un sogno illusorio per Marcello, per l’Italia di quegli anni e perfino per la stessa Ekberg.

Anita Ekberg e Marcello MastroianniMa quella scena le garantì di diritto un posto d’eccezione nella storia del cinema. I sogni dell’Italia del miracolo economico erano destinati a essere infranti ma quel cinico e disincantato ritratto felliniano faceva già presagire con più di cinquant’anni d’anticipo ciò che saremmo diventati: siamo stati travolti una catastrofe emotiva e morale prima ancora che finanziaria. Il terribile presentimento già nelle battute di Marcello, un uomo indeciso, frustrato e incapace di rifiutare ciò che di apparentemente bello si materializza dinanzi ai suoi occhi. E’ forse sbagliato dire che con la morte di Anita Ekberg, che ci ha lasciati ieri all’età di 83 anni, diciamo definitivamente addio alla dolce vita. Quella finiva esattamente nel momento in cui quel genio di Fellini la filmava, dando vita a un capolavoro immortale di cui continueranno a discutere le generazioni future.

Non è un caso se la stessa Sylvia/Anita le cui curve spinsero milioni di italiani a fare (oggi inimmaginabili) file al botteghino per poterla ammirare è tutt’altro che una donna felice. E’ capace di guardare con meraviglia alle bellezze del mondo ma poi trascura la sua facendosi prendere a schiaffi da un cretino. “La diva dagli occhi di ghiaccio”, così la chiamavano gli americani che forse poco o nulla avevano capito di lei.

Anita Ekberg

Dagli anni Sessanta ai Settanta la Ekberg si impose prepotentemente nel nostro cinema continuando a lavorare con i grandi come Alberto Sordi, Vittorio De Sica e Dino Risi. Nei decenni successivi non ebbe particolare fortuna né al cinema né nella vita privata. Qualcosa era svanito per sempre e quel film immortale l’aveva portato via con sé. Tanti anni dopo, nel 2010, sfilando il suo ultimo red carpet dichiarò di essersi stancata di ricordare e riguardare La Dolce Vita che dopotutto non giudicava «neanche un gran film».

Si sbagliava di grosso la Ekberg, dimostrando un’indole non poi così diversa da quella della sua amata/odiata Sylvia. Piena di contraddizioni come tutte le dive, la Ekberg era anche dotata di straordinaria sensibilità. Lo sottolineò Giulietta Masina che, poco prima di morire, le disse che si era sbagliata sul suo conto. Durante le riprese della Dolce Vita aveva creduto che Anita avesse un flirt con Fellini ma la verità è che fu l’unica a continuare a chiamarla dopo la scomparsa del marito. I più ottimisti la immaginano arrivare in queste ore presso la fontana del paradiso. Ad accoglierla ci sarebbe Marcello Mastroianni che le grida: “Anita come here!”. Un pensiero troppo romantico, forse sì. Ma a noi tutti basta immaginare lei in quelle acque per continuare a sognare.

Rosa Maiuccaro

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