Birdman, la recensione del film presentato alla Mostra del Cinema

Trama e recensione di Birdman presentato alla Mostra del Cinema di Venezia

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Sono il talento di Michael Keaton, la sorprendente eleganza di Emma Stone e l’estro di Edward Norton a dare il via alla Mostra del Cinema di Venezia. Birdman (o Le imprevedibili virtù dell’ignoranza) di Alejandro Gonzalez Inarritu è stato accolto con grande entusiasmo questa mattina alla prima riservata alla stampa. Dopo la trilogia sulla morte (Amores Perros, 21 grammi, Babel) e l’insopportabile melò Biutiful, il regista messicano volta completamente pagina, abbandona le atmosfere tetre e inaugura un festival cinematografico internazionale con una commedia agrodolce. Un evento più unico che raro considerata la predisposizione dei circuiti festivalieri a scegliere i film più drammatici. Riggan Thompson (un Michael Keaton in gran forma) è una star hollywoodiana diventata celebre per il ruolo del supereroe Birdman. Ma l’incontentabilità è parte della natura umana e a Riggan il successo non basta. Lui vuole dimostrare il proprio talento cimentandosi in un’opera teatrale, ovvero l’adattamento del racconto di Raymond Carver, “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore”. Sceglie così di scriverlo, dirigerlo ed interpretarlo in uno storico teatro di Broadway. L’impresa si rivelerà più ardua del previsto e non soltanto da un punto di vista economico. Riggan dovrà tenere a bada una figlia problematica, la fragile Sam (Emma Stone), che ha trascurato per anni, la sua ex moglie (Amy Ryan), il nuovo esuberante attore della compagnia (Edward Norton), la sua amante Laura (Andrea Riseborough), a rischio gravidanza, e una perfida critica del New York Times. Più di tutto il resto Riggan si troverà a fare i conti con sé stesso, con la propria mediocrità ed il fantasma di Birdman che tenterà di fargli abbandonare tutto per tornare a vestire i panni del supereroe. Un incalzante rullo di batteria accompagna tutte le sue azioni poiché il regista si serve di lui per criticare la società contemporanea e l’analfabetismo di ritorno a cui i social media l’hanno ridotta. Quello che descrive Inarritu è un mondo in cui il numero di followers su Twitter vale più della propria dignità, dove non c’è posto per sentimenti sinceri.

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Per chi ha amato il film di Barry Levinson (che ha diretto Disastro a Hollywood con protagonista Robert De Niro), Birdman potrebbe essere rinominato Disastro a Broadway. Il film di Inarritu, che sia chiaro è di ben altra fattura, si fa beffe della Hollywood contemporanea fatta di commedie demenziali e supereroi, delle sue capricciose star ma anche dei critici e del loro snobismo. Inarritu, liberatosi del suo storico sceneggiatore Guillermo Arriaga, trova il suo migliore se stesso e fa di Birdman un capolavoro di metacinema. Basti sottolineare che Michael Keaton è diventato famoso per il ruolo di Batman. L’artista ed il suo ego sono al centro della riflessione del regista messicano. “Tu scambi l’ammirazione con l’amore”, fa notare l’ex moglie a Riggan. La sua vulnerabilità infatti è pari solo alla sua presunzione. Inarritu d’altronde non fa che raccontare la storia di un uomo qualunque, con le sue paranoie, i suoi sogni e le sue delusioni. Birdman è un film raffinato dove all’interno di interminabili piani sequenza scopriamo o ri-scopriamo il talento dei grandi attori che fanno parte del cast: da un insuperabile Michael Keaton ad un’affascinante Emma Stone, da un brillante Edward Norton ad un’espressiva Naomi Watts. Se la visione del film appare così armoniosa e magnetica è a causa di un montaggio che sembra quasi assente in quel naturale divenire delle immagini filmate. La pellicola è infine un divertente esercizio per cinefili che il regista sfida ad individuare il gran numero di citazioni più o meno implicite a partire dai numerosi riferimenti al cinema di Robert Altman per arrivare alle battute su Ryan Gosling e The Avengers.

Non sorprende che quella finale sia la parte meno riuscita del film, laddove il regista sembra non esattamente capire o voler concludere un così inimitabile racconto.

Rosa Maiuccaro

 

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