Nek: “Hey Dio”, la recensione del nuovo singolo

Nel panorama musicale, così come in letteratura, al cinema, a teatro e nell’arte in genere, sono stati scritti numerosi testi che indagano la fede e il rapporto che intercorre tra l’uomo e Dio. Spesso ci capita di ascoltare canzoni e poesie di autori, italiani e stranieri, che si interrogano su ciò che accade nel mondo, su quale mano possa muovere come pedine i suoi abitanti e quali possano essere le regole che ne dettano azioni e avvenimenti. Restringendo lo spazio visivo, e restando prettamente alle opere e alle personalità di casa nostra, quindi in Italia, vengono alla mente canzoni di Luciano Ligabue e Vasco Rossi, due mostri sacri della musica italiana che con Dio e la religione hanno fatto metaforicamente a botte, chiedendo con rabbia, come ad esempio accade in “Hai un momento Dio” del Liga, di essere considerato almeno una volta nella vita e di dare una spiegazione plausibile al male che governa la nostra società. Una sorta di sfida, di provocazione, con un bel carico di disillusione e di sconforto che porta anche a temere di perdere la fiducia in un Essere superiore, in un Dio buono e misericordioso che però non dà mai risposte. Chi invece la fede non la perde mai, o almeno ci prova, nonostante tutto, nonostante le ingiustizie e le malvagità del genere umano, è Nek. Nel nuovo singolo, “Hey Dio”, terzo estratto dall’album di successo “Filippo Neviani” (Warner Music), il cantautore emiliano si rivolge da credente, e cristiano convinto, a Dio come fosse un padre. Gli pone domande precise e attende risposte altrettanto chiare ed esaustive. Senza rabbia, senza pretese, ma con la consapevolezza di essere ascoltato e compreso, come un vero figlio colto da dubbi e ansie che la vita regolarmente pone.

“Hey Dio, permettimi di dire che qui è solo l’odio che fa notizia. In ogni maledetto tg non c’è più l’ombra di quel rispetto. Il fatto è che sembra andar bene così. Ma infondo sai cosa c’è? Hai ragione sempre te”, canta Nek nel nuovo singolo. Filippo si interroga e interroga Dio sul perché le cose vadano così male, soprattutto in questo periodo. Un dialogo a tutto tondo, in cui il cantante sente l’esigenza di capire, di domandare a chi conosce già le risposte. Non c’è rivendicazione, ma semplicemente la richiesta di aiuto e di chiarimento nei confronti di un padre che forse, anzi, sicuramente, ha più esperienza di lui. Il testo fa intendere immediatamente che solo l’amore può migliorare, ma non risolvere completamente, la situazione disastrosa in cui versano il mondo e l’uomo. “Che c’è bisogno d’amore. E’ tutto quello che so. Per un futuro migliore. Per tutto quello che ho. Per cominciare da capo e ritrovare una coscienza. Per fare a pezzi con le parole questa indifferenza”, recita il ritornello. Nek è sicuro che se tutti noi imparassimo ad apprezzarci e ad amare di più il prossimo, il mondo andrebbe meglio. E’ lo stesso messaggio che Gesù ci ha portato oltre duemila anni fa ma che troppo spesso, da cristiani o laici, dimentichiamo.

Nek

Intro di chitarra e sonorità rock del brano graffiano l’anima, quasi a voler rompere e strappare via quella parete di carta che ci separa da Dio. Scavare finché non si arriva al suo cospetto, senza timore né cattiveria. Libertà di esprimere ciò che il cuore imprigiona, pensieri e meccanismi che inceppano la mente. E domandare: perché esistono guerre, malattie, povertà, violenza sulle donne e sui bambini? Perché non siamo capaci di voler bene a chi è diverso da noi e nemmeno di rispettarci l’uno con l’altro? Per quale assurda legge sovrannaturale la vita punisce chi è debole e innocente, mentre premia balordi e meschini? Dio non ha colpe. E’ chiaro che Nek non punta il dito contro il padre che ci dà la vita, ma arriva a comprendere che ci sono cose che nessuno può gestire, nemmeno Lui. Dio ci dà la libertà di agire e di scegliere. Sta a noi cogliere le possibilità ed evitare, quanto più è possibile, di rovinare il mondo e ferire chi ci sta accanto. “Per sentirmi più vivo, io voglio cominciare da qui. L’amore è il vero motivo per essere più liberi…”, canta Filippo alla fine del brano. La chiave che apre la porta della speranza e di un futuro più giusto e sereno, per noi ma soprattutto per i nostri figli, è custodita nello scrigno di un sentimento puro, onesto ed intenso, libero di esprimersi e di volare lontano, per abbattere il muro dell’indifferenza semplicemente sbattendo le ali dell’amore.

 

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