RICORDI DI UN’ESTATE… SUL LETTINO ANALITICO

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La notte era passata nel sonno profondo. Alle prime luci dell’ alba suonò la campana del mattutino  e risuonò nella mia mente quasi sveglia, in forma onirica, dando vita come per magia ad una immagine di donna che si china a sfiorare la mia fronte con un bacio morbido e silente.

Mi sveglio e lascio le palpebre abbassate per tenere aperte soltanto le porte dell’ udito:  voci sommesse e discreti rumori della stanza entrano gradevolmente nel mio dormiveglia ma si mescolano subito con la mestizia del pensare sul fatto che presto finiranno e che resterò solo.

Ascolto ogni cosa come a fornirmi di scorte nutritive che possano servirmi per tutto il lungo giorno che è appena sorto , ed infine le parole: «Dorme , è meglio non svegliarlo». Ed io, alle soglie della casa di Morfeo, in preda ad un desiderio che mi fa chiedere al dio di intercedere perché mia madre, senza che io glielo chieda, mi chiami e mi porti lei stessa alla luce del sole, che sta appena nascendo.

Ma resto nel dormi – veglia, nella finzione del sonno per sentire le emozioni e restare nell’ attesa illusoria.

Dormire ed essere sveglio è ciò che voglio, infine: essere in uno stato di limbo in cui realtà esterna e realtà interna siano compresenti ma in presenza dell’ altro, come lo sono per il paziente analizzando, che, sdraiato sul lettino analitico sperimenta la capacità di avere un occhio aperto ed uno chiuso apprendendo così a sostare in quello stato mentale che favorisce l’ uso del mezzo delle associazioni libere di idee, in presenza dell’analista seduto dietro, nascosto alla vista.

Mia madre e mia nonna lasciano la camera del sonno, raggiungono l’uscio della casa, escono e lo richiudono con un lieve scatto di serratura, e si incamminano per andare alla campagna, dove un duro lavoro le attende .

Io resto solo, nella stanza “deserta”, non più in presenza ma in assenza : l’altro che prima c’era ora non c’è più! La giornata mi appare ora lunghissima, eterna, avviene il risveglio definitivo nel quale impera l’unico desiderio la cui soddisfazione è impossibile e neanche spostabile , di alzarsi uscire e correre per raggiungere la mamma e implorarle: «Portami con te , voglio anch’ io stare nei campi e seminare , piantare pensieri e idee nei solchi della terra».

Ma il pensiero della veglia, non più sostenuto dalla dolce solitudine di assenza-presenza del dormiveglia, in balìa della sola assenza, viene invaso da una immagine opposta a quella dolce e soave del bacio sulla fronte: serpenti aggressivi che attendono il passante sui sentieri della campagna. Così in analisi il paziente sperimenta che le associazioni di idee non sono poi così libere e che sono soggette a interruzioni, blocchi, impedimenti la cui forza può risultare identificabile e affrontabile con la presenza –assenza dell’ analista che “guida” ad essere soli.

Nunzio Lucarelli 

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