“L’amore bugiardo. Gone Girl”, trama e recensione del film

La recensione e la trama de “L’amore bugiardo. Gone Girl”, nelle sale dal 18 dicembre. Il film con Ben Affleck e Rosamund Pike è un thriller mozzafiato. Ecco perché non dovete assolutamente perderlo. 

amore-bugiardo-gone-girl-tramaL’amore, quando è malato, non è solo infedele ma è anche bugiardo, ingannatore, pieno di sé e d’insidie. L’amore può uccidere e commettere gli atti più ignobili se sostenuto da una folle passione e da stati dell’animo quali il desiderio di possesso. William Shakespeare paragonava la gelosia a «un mostro dagli occhi verdi» che distrugge innanzitutto la persona che la prova. Amore e follia. Amore e bugia. Il teatro e il cinema raccontano da secoli questi ossimori, dando così un’identità alla menzogna attraverso la menzogna stessa, cioè mediante una realtà finta, di cartapesta. Ed è quello che ha fatto David Fincher ne “L’amore bugiardo. Gone Girl”, al cinema dal 18 dicembre. Un film incisivo quanto ambiguo, non scontato e con una trama che affascina solo leggendola. Il cast d’attori è di alto livello. Sublime l’interpretazione di Rosamund Pike, protagonista femminile di questa pellicola, che esce dagli schemi.

Ben Affleck è invece Nick Dunne, un uomo che si è sposato con una donna dal fascino senza eguali. Amy (Rosamund Pike) è cresciuta in una famiglia che le ha sempre chiesto troppo sin da piccola perché lei da bambina prodigio, con il suo talento, era una fucina di soldi. La macchina da presa di David Fincher ci porta nel cuore del matrimonio, partendo proprio dalla scomparsa di Amy e creando così un’atmosfera sinistra sin da subito che affascina lo spettatore inducendolo a non perdersi nemmeno una battuta. Gradualmente tutti i nodi vengono al pettine o almeno così sembra e Nick diventa il primo indiziato.

Lui, scrittore che ha perso il lavoro e che per assistere la mamma malata di cancro, poi deceduta, si è trasferito con la consorte nel Missouri, dopo cinque anni di matrimonio, tradisce la bella e intelligente moglie con una ragazzina di soli vent’anni un po’ svampita e totalmente diversa da Amy. Il movente sembra esserci tutto. Sembra! In realtà “L’amore bugiardo. Gone Girl” si regge totalmente sull’arte della bugia. Il regista, infatti, abbatte tutti gli schemi proprio quando il gioco delle parti è compiuto. Crea un personaggio (maschile o femminile? Questo dovrete scoprirlo da soli) nevrotico, psicopatico, invidioso e che, con una serie di stratagemmi, mette in atto un piano perfetto e inimmaginabile. Questo personaggio mi ricorda per certi versi Chris Wilton di Match Point, il film di Woody Allen uscito nel 2006. Chris, anche se spinto da motivazioni diverse, sapeva mentire e lo faceva senza batter ciglio.

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Dunque… “L’amore bugiardo. Gone Girl”, che s’ispira al romanzo di Gillian Flynn, ci porta per mano nelle contraddizioni della società contemporanea, dove l’apparire conta più dell’essere; perciò per salvaguardare le apparenze uno dei coniugi è pronto a tacere e a sacrificarsi. Una realtà dove i processi mediatici dettano le regole e infliggono all’imputato sentenze a volte infondate, perché rette su luoghi comuni atti a salvare lo status quo e quelle apparenze di cui scrivevo prima. Si spettacolarizza così la violenza, in nome di una morale che non si conosce. La giustizia, quella ufficiale, diventa una marionetta nelle mani dei Media e nulla può contro le fluttuanti emozioni dell’opinione pubblica che in preda all’euforia del momento scarica la propria rabbia su un soggetto qualunque, il quale ha la sfortuna di avere le caratteristiche del bruto, cioè del cattivo delle fiabe.

Questo è quanto accade in “L’amore bugiardo. One Girl”, che – come nei drammi borghesi dell’Ottocento – usa il matrimonio, cioè il vincolo di tutti i vincoli, dove la finzione ha spesso inizio, per narrare i mali di un contesto storico mellifluo e altalenante. Il regista lo fa ipotizzando una scena del crimine, con tanto d’indizi. Eppure qualcosa di autentico in questo film c’è ed è il sentimento che lega il protagonista alla sorella gemella, la quale è disposta a spendere tutti i suoi risparmi per aiutarlo… A dimostrazione che i vincoli di sangue superano, a volte (anche questa non è una regola), quelli imposti da una società che ci vuole attori anziché creatori.

Trailer: http://youtu.be/c7vAM_lRzgg

Maria Ianniciello

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