La Bella e La Bestia, dalla fiaba alla fiction di Rai Uno

Il 29 e il 30 dicembre su Rai Uno la fiction La Bella e La Bestia, con Alessandro Preziosi e Blanca Suaréz. La versione televisiva, rispetto alla fiaba, perde di significato. Ecco perché. 

Le fiabe, si sa, continuano ad affascinare grandi e piccini per quel linguaggio metaforico che stupisce e fa riflettere. Ma alla base delle fiabe c’è un innato bisogno di raccontare e ascoltare storie, che nasce con l’inizio della grande storia: quella dell’umanità. Sin da quando era nelle caverne, l’uomo raffigurava se stesso, i suoi simili e il trascendente attraverso miti che sono arrivati fino a noi e che si perdono nella notte dei tempi. Le fiabe sono l’anima degli esseri umani e simboleggiano quell’immenso patrimonio di valori e controvalori che attraversa le generazioni con l’obiettivo di creare un significato più “alto”. In queste leggende l’ego, con tutte le sue contraddizioni, decade cedendo il posto allo Spirito che, come sosteneva Hegel, si evolve di continuo, di anno in anno.

La bella e la Bestia fiction

La Bella e La Bestia non fa eccezione. Di origini europee, questa storia ha molto da insegnarci, perché parla di amore e perdono, di vendetta e sangue, ma anche di una forza bruta incattivita dai dolori e dalle tirannie della vita. La perdita dell’amata imbruttisce il principe che diventa schiavo delle sue pulsioni più recondite. Quest’essere mostruoso si nasconde nelle tenebre perché la luce gli fa paura e si tiene lontano dalla bellezza fino a quando non compare una candida fanciulla di nome Bella, la quale rappresenta la bambina che sta per diventare donna e che, grazie a un passaggio iniziatico di conoscenza e cambiamento, si accosta all’amore per trasformare il bruto in un bel principe. L’amore, quel sentimento che tutto può, riuscirà a sciogliere il cuore di ghiaccio della Bestia? Le fiabe finiscono sempre con “il vissero felici e contenti” non solo perché il lieto fine dopotutto piace ma anche perché in ogni storia ci sono dei momenti catartici, fatti di dolore, lutti, falsità e ripensamenti che, una volta affrontati e superati, migliorano i protagonisti.

Clarissa Pinkola Estés, l’autrice di Donne che corrono coi lupi, a proposito dei miti e della fiabe, scrive che il fallimento è un maestro migliore del successo.

La versione Disney
La versione Disney

Dunque, veniamo alla domanda cruciale. La fiction in onda su Rai 1, in due puntate, il 29 e il 30 dicembre 2014, contiene in sé queste antiche verità? In parte.

La Bestia è interpretata da un talentuoso Alessandro Preziosi, che impersona bene il cattivo ma una nota stonata c’è. La fiaba, più affascinante di tutti i tempi, è stata stravolta sia nella trama sia nel suo linguaggio figurato perdendo così, oltre che di autenticità, di significato.

La Bestia è un uomo, imbruttito dalle difficoltà e dal lutto. Il principe Leon (si chiama così la Bestia nella fiction) non ha il suo manto peloso, sotto il quale si nasconde un cuore che continua a battere forte. Bella (Blanca Suaréz) – rispetto alla versione più conosciuta – non è la terza figlia del mercante, cioè la più amata. La fanciulla ha una sola sorella che non è poi così tanto malvagia e arrivista. Scompare la rosa, simbolo del passaggio della ragazza all’età adulta, il fiore che ritroviamo anche nel film La Bella e la Bestia, uscito al cinema quest’anno.

La fiction di Rai 1 è lenta e stenta ad appassionare, forse proprio perché la fiaba qui perde la sua magia: la storia de La Bella e La Bestia così raccontata non mi convince, in quanto la bellezza di una fiaba oggi come ieri sta proprio in quel senso di significatività, che attraverso streghe, mostri, principesse e lupi cattivi, ci consente di apprendere e discernere. Come scrive la Clarissa Pinkola Estés, queste storie sono fonti preziosissime di rigenerazione, stravolgerle non è mai un bene. Comunque qualche aspetto positivo nella fiction con Alessandro Preziosi e Blanca Suaréz c’è e sta proprio nel tentativo degli autori di creare un prodotto originale, siccome questa vicenda ha ispirato e continua a ispirare la letteratura, il cinema e il teatro. Perciò molto si è visto e letto.

Maria Ianniciello

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