Il racconto d’inverno è al Globe Theatre: recensione e trama

Pochissimi, in Italia, gli allestimenti de Il racconto d’inverno di Shakespeare, una delle sue ultime opere. Forse non più di due, entrambi nella stagione 2011/2012, di cui una all’Elfo di Milano con Elio De Capitani e l’altra ad opera di Federica Tatulli coi suoi allievi dell’Accademia Eutheca. Viene da domandarsi il perché. Lo spettacolo in scena al Silvano Toti Globe Theatre di Roma fino all’11 settembre, adattato e diretto da Elena Sbardella, è spettacolo poderoso, frizzante, interpretato con sapiente tocco di leggerezza da grandi attori, con meravigliosi costumi (Cappellini&Licheri) e movimenti scenici che non lasciano spazio alla noia. Una tragicommedia in cui tanti degli elementi della drammaturgia shakespeariana sono presenti: la gelosia innanzitutto, folle sentimento distruttore, il dolore, la disperazione, l’abbandono, il crollo della speranza in un futuro migliore, ma anche l’ironia, la burla, la gioia, la festa, la vittoria dell’amore, la magia, il sogno. Ecco, nell’adattamento della regista Sbardella, che ha scelto un cast di rara bellezza, tutto questo è armonicamente proposto in due atti (a fronte degli originari cinque) e affidato ad attori che sanno benissimo come affrontare il toboga delle situazioni narrate dal Bardo. Alessandro Averone è uno straordinario Leonte, Re di Sicilia, perfetto nel ruolo di uomo che smarrisce se stesso causando il disastro con la sua insensata gelosia, come può esserlo uno dei nostri migliori attori. Gianluigi Fogacci, volto noto al Globe e altro straordinario interprete, è Polissene, Re di Boemia in visita al suo fraterno amico Leonte e che, suo malgrado, scatenerà la gelosia dell’amico. Carlotta Proietti è Ermione, moglie di Leonte. E’ la seconda volta che la vedo in un ruolo non comico, ma stavolta ha più spazio ed è bravissima e convincente nella sua fiera difesa di donna ingiustamente accusata e trascinata in giudizio. La saggezza e la forza di Paolina, sua fidata amica e moglie di Antigono, nobile di Sicilia, è affidata alla grandissima Ludovica Modugno, che riscuote l’ovazione del Globe Theatre.

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Uno dei momenti più alti de Il racconto d’inverno è proprio il suo vibrante discorso di accusa verso il Re Leonte, dopo la morte (sembra) di Ermione. Ma si farebbe torto a tutti gli altri a citar soltanto loro, perché tutti, a partire dal piccolo Francesco De Rosa (Mamilio, il figlio di Ermione e Leonte), al bravissimo Stefano Santospago (il ladro Autolico), ai pirotecnici Marco Simeoli e Mimmo Mignemi (Cleomene e Dione), una coppia comica travolgente, per non parlare dell’interpretazione di Pietro Montandon nel ruolo di Camillo, barone e fidato amico prima di Leonte e poi di Polissene, ruolo chiave il suo, tutti contribuiscono alla riuscita di questa prima al Globe. Cosa non facile di suo, perché le prime non sono quasi mai il top di uno spettacolo. Alcuni interpreti vestono più ruoli, come Roberto Mantovani e Paolo Giangrasso, uomini di Corte e pastori, o gli stessi Simeoli e Mignemi che sono anche due improbabili e strampalate pastorelle, Dorca e Mopsa, esilaranti. Filippo Laganà, convincente il suo debutto al Globe, e Loredana Piedimonte sono i due servitori di Corte siciliana, mentre la bella Neva Leoni e Federico Tolardo sono rispettivamente Perdita, la figlia abbandonata perché creduta frutto della colpa e cresciuta dai pastori, e Florizel, figlio di Re Polissene, innamorati l’una dell’altro.

Il racconto d’inverno è gradevolissimo, oseremmo dire per tutte le età, perché ha la forza del dramma e la leggerezza della fiaba, il colore nero della passione insensata e quello azzurro del sogno, di un qualcosa di surreale che si palesa nel finale, tanto assurdo quanto poetico, magico. La regia è ricca di idee e movimento, anche coraggiosa nell’adattare alcuni dialoghi arditamente in dialetto e con qualche riferimento (che a me non convince) ai tempi odierni, ma sicuramente ben riuscita e spettacolare. La scena della tempesta in cui Antigono (un intenso Andrea Tidona), nello straziante abbandono della piccola Perdita, perderà la vita, vale da sola il prezzo del biglietto. Alla luce di questo, perché non osare qualcosa in più sui tempi della pièce? Se il primo atto vola via, nel secondo si fatica a rimanere concentrati. Più di tre ore, compresa la pausa, non giovano all’attenzione ed è scientificamente provato. Iniziare uno spettacolo in orario poi, cosa che a Roma sembra ormai scandalosa, aiuterebbe molto. Un plauso per le musiche eseguite dal vivo da Paolo Volpini alle percussioni e Aidan Zammit alla tastiera e chitarra. L’incasso di domenica 28 agosto, le paghe di tutti gli attori e tecnici della Compagnia, i diritti SIAE spettanti alla traduttrice e regista Elena Sbardella e all’autore delle musiche Nicola Piovani, saranno completamente devoluti in favore delle famiglie colpite dal recente terremoto di Amatrice e dintorni. Scarica la trama cliccando su Trama de “Il racconto d’inverno”.

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