Cinecittà, viaggio nella Fabbrica dei sogni

Visitare Cinecittà equivale a fare un’immersione in un tempo che fu glorioso e che ebbe inizio nel 1935, in pieno Regime Fascista, quando un incendio distrusse parte degli studi della Cines. Due anni dopo, nel 1937, furono inaugurati i primi teatri di posa di via Tuscolana, nella zona del Quadraro, in un’ampia area, ma fu negli anni Quaranta che nacque il mito di Cinecittà, che in questi mesi si apre al pubblico, con una serie d’iniziative finalizzate a far conoscere questo rinomato complesso attraverso due mostre ricche di dettagli che ci permettono di apprendere non solo la storia di Cinecittà ma anche i rudimenti della cinematografia. Come si fa un film? Che cos’è una sceneggiatura? Chi è e cosa fa il regista? Come si realizza il sonoro? E quali sono i numeri della “Fabbrica dei sogni” (appellativo dato gli Studios)? Queste le domande, alle quali è possibile rispondere visitando la mostra “Backstage”, uno spazio multimediale progettato da Cristina Francucci, con l’ausilio dell’associazione “Senza titolo”.

Dalla biglietteria, percorrendo il red carpet, si giunge alla palazzina Fellini, dove è stata allestita un’altra esposizione che ci permette di capire com’è nata Cinecittà e quali erano le caratteristiche degli Studios, che per competere con la concorrenza americana negli anni Quaranta si avvalsero di maestri artigiani molto competenti, tanto che la Hollywood sul Tevere diventò una prestigiosa “Bottega artigiana”, caratteristica che conserva ancora oggi e che è stata la sua forza soprattutto negli anni Cinquanta e Sessanta, periodo in cui furono girati molti film non solo italiani, ma anche statunitensi, francesi e spagnoli. Lo stesso Sergio Leone ambientò “Qualche dollaro in più” – secondo lungometraggio della trilogia ideale del dollaro – a Cinecittà, ma fu Federico Fellini che fino agli anni Ottanta girò in via Tuscolana quasi tutte le sue pellicole. E proprio al maestro de La Dolce Vita è dedicata una sala, nella quale sono esposti disegni e costumi ed è inoltre possibile guardare alcuni filmati inediti. Il tutto per rispondere ancora una volta alla domanda “Perché Cinecittà?”.

Prima di visitare i tre set, con l’ausilio della guida, entriamo nel favoloso mondo del sottomarino di “U 571″, un film americano diretto da Jonathan Mostow e uscito nel 2000 che si rifà alla cinematografia bellica del secondo dopoguerra, in particolare a “Duello dell’Atlantico” del 1957. Nel cast attori come il Premio Oscar Matthew McConaughey.

 

La visita termina con l’escursione sul set di Broadway – New York, progettato da Dante Ferretti, al quale si accede passando dal Teatro 5, il più grande di Cinecittà. L’immensa scenografia fu realizzata per il film di Martin Scorsese “Gangs of New York”, uscito nel 2002, ed è stata utilizzata in seguito per altri lavori. La pellicola del cineasta angloamericano è stata considerata dalla critica, in particolare da Morandini, “un lavoro antropologico imperfetto e ricco di bagliori che rappresenta probabilmente il capolavoro mancato del più grande regista americano vivente”.

 

Procedendo, giungiamo nella Roma antica, dove fu ambientata la serie “Rome”, per arrivare alla Firenze del 1400. In questo set fu girato il film per la televisione “Francesco” diretto da Michele Soavi, con Raul Bova nel ruolo del santo. Anche questa scenografia è stata riutilizzata in seguito.

Uscendo dagli Studios, dopo aver visitato il set di “Un medico in famiglia”,  si ha la sensazione di aver vissuto una straordinaria esperienza in un mondo di cartapesta, dorato quanto imperfetto e pericoloso perché inverosimile. Qui finzione e realtà si sono mescolati per decenni e ancora si mescolano. E, pur partendo spesso da esperienze di vita, i film ambientati a Cinecittà, come in altri luoghi, restano comunque nella sfera della fantasia, dalla quale sono nati costumi, frasi e situazioni che fanno parte, oggi come ieri, dell’immaginario collettivo di un popolo che ha fatto della creatività la propria forza.

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