Urbino, Peter Aufreiter: «I musei? Modernizzarli sì ma con cautela»

Peter Aufreiter-intervista

Con i suoi 40 anni, Peter Aufreiter è il secondo più giovane tra i sette nuovi direttori stranieri appena nominati per altrettante istituzioni museali italiane (Gabriel Zuchtriegel, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Paestum, ne ha solo 34). Oltre al fatto che non sia un connazionale, quindi, qualcuno potrebbe storcere il naso anche davanti alla sua apparente inesperienza. Ma sarebbero due gravissimi pregiudizi da cui partire. Lo storico dell’arte austriaco, infatti, a Vienna ha già curato il Belvedere, il Kunsthistorisches Museum e il Sigmund Freud Museum, gestendo brillantemente ognuna delle tre strutture d’oltralpe e, adesso, dichiarandosi pronto a portare il suo know-how anche in Italia, ad Urbino. Città a cui è particolarmente legato in quanto conobbe sua moglie proprio lì, durante un viaggio Erasmus. Entusiasmo, propensione all’innovazione, attitudine collaborativa, grande fiducia nel futuro e nelle sue idee: il biglietto da visita di Aufreiter è incoraggiante e punta molto a valorizzare il rapporto decisivo tra tradizione e innovazione, conservando senza stravolgere ma ponendosi anche come obiettivo un maggiore coinvolgimento del visitatore e la difesa dell’unicità italiana, che il nuovo direttore della Galleria Nazionale delle Marche conosce benissimo. Cultura & Culture lo ha incontrato per voi.

Dottor Aufreiter, come si è sentito quando le hanno comunicato il suo nuovo incarico di direttore presso la Galleria Nazionale delle Marche?
In un primo momento sono stato sorpreso. C’erano in gara per le Marche numerosi candidati altamente qualificati. Mi sento davvero onorato di essere stato incaricato per questo compito di grande responsabilità.

Conosceva già la struttura? Cosa pensa del lavoro svolto dal suo predecessore, Maria Rosaria Valazzi?
Sì, conosco già la struttura dell’arte a Urbino e nelle Marche. Ho trascorso un anno da studente a Urbino e qui ho conosciuto mia moglie. Da quel momento, trascorro gran parte delle mie vacanze a Urbino e ogni volta visito il Palazzo Ducale. Direi che conosco la Galleria Nazionale delle Marche addirittura meglio di alcuni musei di Vienna. Per quanto riguarda la struttura amministrativa italiana, sto cercando a poco a poco di capirla e farne pratica. Fortunatamente avrò collaboratori esperti e qualificati che conoscono meglio le strutture amministrative, altrimenti non sarebbe possibile per me lavorare qui. La  Valazzi ha realizzato mostre importanti e io sono grato che anche gran parte dei lavori di restauro al Palazzo siano stati ultimati sotto la sua guida e sotto quella del suo predecessore. Siamo in stretto contatto e la Dottoressa mi ha assicurato il suo appoggio e collaborazione, che mi saranno sicuramente utili. Tuttavia non sono da considerare come il successore della Valazzi. Infatti la posizione del direttore e in collegamento a questa, l’autonomia della Galleria Nazionale delle Marche con le modifiche sostenibili delle strutture, è stata creata consapevolmente a nuovo dal Ministro Franceschini con altri compiti e altri obiettivi.

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Lei è stato Direttore del Dipartimento mostre, prestiti e depositi dell’Artoteca del Museo Belvedere di Vienna. Crede sia possibile applicare lo stesso modello di sviluppo utilizzato in Austria anche alla Galleria Nazionale delle Marche?
In parte sì e in parte no. Lo sviluppo dei musei statali austriaci è da molti punti di vista esemplare e penso che il Ministro italiano della Cultura abbia in mente uno sviluppo simile. Tuttavia per i musei austriaci non è tutto solo positivo. Nel corso del processo per l’autonomia e separazione dei musei statali da parte del Ministero, in Austria sono stati commessi degli errori che non devono essere necessariamente ripetuti in Italia. Lascerò fluire queste esperienze precedenti nel mio lavoro e spero di poter così dare il mio contributo nelle urgenti riforme delle strutture in Italia.

Quali sono gli obiettivi principali della Galleria? E quanto tempo ci vorrà secondo Lei, per raggiungerli?
Il mio obiettivo è portare il Palazzo Ducale e la Galleria Nazionale delle Marche a quella posizione di valore che merita. Il Palazzo è di per sé una opera d’arte importantissima, inoltre la qualità della collezione d’arte è di prima classe e contiene opere note in tutto il mondo. Questa è la base ideale per creare un luogo culturale per visitatori con i più disparati interessi. Io e il mio team cercheremo di migliorare l’offerta per il pubblico in ogni direzione, apriremo il Palazzo anche a eventi artistici di altre categorie e cercheremo di attirare a lungo gli abitanti di Urbino, delle Marche e i turisti a questo centro della storia dell’arte delle Marche. Certamente alcuni progressi saranno già visibili l’anno prossimo, mentre per altri passi ci vorrà più tempo.

Se dovesse riassumere in tre parole d’ordine il lavoro che dovrà distinguere la sua direzione al museo, quali sceglierebbe?
Aumento del gradimento del visitatore. Collaborazione. Rinnovamento continuativo.

Porterà con sé qualche membro di fiducia del suo staff dal Museo Belvedere?
No. I collaboratori nel museo hanno già esperienza e hanno una consolidata conoscenza reciproca. Questa è la cosa più importante che non potrei mai portare da altri ambienti.

Peter Aufreiter

L’Italia ha un rapporto strano con l’arte: è infatti il Paese più ricco d’Europa in merito ai capolavori legati a pittura, scultura e più in generale ai monumenti e però al tempo stesso non riesce a sfruttare fino in fondo tutte le sue bellezze. Lei che ha lavorato e studiato anche in Italia, che opinione si è fatto della nostra nazione, in questo senso?
È vero che da questo punto di vista in Italia c’è molto spazio per miglioramenti, tuttavia i luoghi di cultura italiani hanno un’atmosfera particolarmente attraente che bisogna assolutamente conservare. Bisogna procedere molto prudentemente con le modernizzazioni.

Ha già avuto un colloquio con il ministro Franceschini? Se sì, cosa vi siete detti? E cosa si aspetta dal governo?
Sì, ho incontrato Franceschini durante la sua visita a Urbino a metà settembre. Abbiamo parlato della preziosa collezione della Galleria Nazionale, dei rinnovamenti tecnici necessari e delle mie idee. Il Ministero ha intenzione di supportare tutti i progetti costruttivi realizzabili ed è nel suo interesse che le istituzioni culturali italiane collaborino.

Ci sono state alcune polemiche in merito alla nomina di sette direttori stranieri ad altrettante istituzioni museali italiane. Lei come ha vissuto questa faccenda? Ritiene ci sia una sottile nota razzista, in questo senso?
Trovo questo atteggiamento ridicolo e antiquato. Musei moderni che vogliono avere successo devono essere gestiti come imprese. Non conta la provenienza dei collaboratori, ma la qualificazione e il know how. Nelle imprese private come anche in molti ambienti di cultura come l’opera, il cinema, il teatro questo è ovvio. Insomma soprattutto l’arte non conosce frontiere!
Nonostante la mia età ho un bagaglio di esperienze in diverse istituzioni culturali statali che combinano una struttura storica con un marketing moderno. So quali sono i passi da intraprendere nella situazione attuale per portare i musei delle Marche a un incremento della valorizzazione in vista di una stabilità nel successo artistico, scientifico e commerciale. I miei modelli sono tutti coloro che perseguono costantemente i loro obiettivi e direttive e non si lasciano fuorviare da contraccolpi, non importa quale sia il loro lavoro e quale posizione rivestano.

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