MONTPARNASSE, QUARTIERE DEGLI ARTISTI

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di Valentina Sala

Un quartiere ora famoso per la sua controversa torre alta 210 metri, visibile da tutta Parigi e da cui si può godere una delle migliori viste sulla città. È Montparnasse, zona che un tempo fu punto di riferimento per artisti e intellettuali, che amavano trascorrere le loro giornate ai tavoli dei suoi storici caffè. Se qualche decennio prima questo ruolo era stato del pittoresco quartiere di Montmartre, dalla fine della grande guerra sino agli anni Trenta il luogo di ritrovo per flâneurs e artisti è diventato proprio Montparnasse. Molti, infatti, i personaggi che si sono intrattenuti in locali passati alla storia come i caffè La Rotonde, Le Sélect e Le Dôme e ristoranti come La Coupole, tutti ancora funzionanti e pronti a testimoniare, nel punto in cui i boulevard Raspail e Montparnasse si incrociano, un passato di cui oggi si può solo immaginare lo splendore.

Cominciamo, quindi, una sorta di viaggio tra passato e presente e partiamo da rue Delambre, nei pressi della fermata della metro Edgar Quinet. A metà della via ci imbattiamo subito in un edificio che sembra un normale albergo-ristorante italiano ma che è stato luogo di incontro per quella generazione di scrittori definita da Gertrude Stein “perduta”: è l’Auberge de Venise, un tempo famoso Dingo. Sono gli anni Venti e all’interno c’è un’atmosfera da bar americano. Nella confusione della serata, a un tavolo c’è chi organizza un viaggio a Pamplona in occasione delle feste basche. Sono Jake, Mike e Miss Brett e sono tre personaggi del romanzo Fiesta di Hemingway. Ma al di là della finzione, è in questo caffè che lo stesso scrittore americano racconta di aver incontrato per la prima volta il suo collega Scott Fitzgerald. Oggi del Dingo rimane ben poco, ma è bello fermarsi a immaginare come doveva essere circa un secolo fa.

Giunti alla fine della via raggiungiamo quel crocevia Vavin sul quale si affacciano i quattro locali che hanno fatto la storia del quartiere: La Rotonde, Le Sélect, Le Dôme e La Coupole. Superato l’incrocio, al numero otto di rue de la Grande Chaumière ci imbattiamo in una piccola targa: qui si trovava l’atelier-appartamento di Amedeo Modigliani. Spesso ubriaco e senza soldi, il pittore italiano è stato gran frequentatore dei caffè, molte volte pagati non in denaro ma con le sue opere d’arte. Passando per queste vie potremmo quasi vederlo, lui, l’artista dannato, che sotto l’effetto dell’alcool brancola e grida nel cuore della notte.

Ancora pochi passi e si raggiunge rue Notre-Dame de Champs, dove al numero 113, sopra quella che un tempo era una segheria, si trovava l’appartamento di Ernest Hemingway, che nel libro Festa Mobile parla della sua vita a Parigi e cita un altro importante e ancora esistente caffè: La Closerie des Lilas (alla fine della via). L’Istria Hotel di rue Campagne Première è, poi, un altro luogo da citare: personaggi come Giorgio De Chirico, Marcel Duchamp, Rainer Maria Rilke, Vladimir Maïakovski e Francis Picabia vi hanno più volte pernottato, mentre al numero 31 della stessa via, nell’edificio ricoperto da piastrelle in ceramica, si trovava l’atelier di Man Ray.

Da non perdere, inoltre, il cimitero del quartiere, in boulevard Quinet, dove riposano grandi del passato come Charles Baudelaire, Jean-Paul Sartre insieme alla moglie Simon de Beauvoir e Costantin Brancusi.

Prima di lasciare il quartiere è d’obbligo, infine, una crêpe in una delle creperie bretoni sorte in questa zona di Parigi. Giunti con il treno nella Gare Montparnasse, pare che molti bretoni in cerca di lavoro non si siano avventurati poi molto nella città e si siano stanziati nei pressi della stazione. Sono numerosi, infatti, i bistrot che in vie come rue Delambre o rue du Montparnasse propongono crêpes e galettes del nord ovest della Francia accompagnate da una buona tazza di sidro. Un ottimo modo per terminare la nostra passeggiata.


 

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