Il racconto dei racconti di Garrone, pregi e difetti

 

Da un’ottima idea non sempre nasce un prodotto di alto spessore, ed è quello che è accaduto al film Il racconto dei racconti di Garrone chenonostante il cast e gli applausi ricevuti al Festival di Cannes, non è riuscito a convincere del tutto la critica. Il lungometraggio si regge, dicevamo, su una buona idea. Liberamente tratta da tre favole di Gianbattista Basile, la pellicola è un fantasy che non appassiona fino in fondo a causa di sequenze lente, macchinose e troppo barocche; il messaggio è criptico, tutto da decifrare.Il racconto dei racconti di Garrone

Matteo Garrone pone al centro de Il racconto dei racconti il tre, il numero perfetto. Tre sono le storie. Tre i regni. Il regista italiano ci porta in un’altra epoca e lo fa con un saltimbanco che sta per esibirsi alla corte di un re e di una regina tanto bella quanto triste (Salma Hayek). Gli occhi della sovrana, dai capelli neri come l’ebano, non brillano, perché la donna non può accogliere la vita nel suo ventre sterile e, quindi, la regina di questo regno senza tempo è disposta a tutto, anche a sacrificare il suo sposo che, per permettere all’amata di rimanere incinta, dovrà catturare un drago marino ed estirpargli il cuore. La regina concepirà un bambino albino grazie all’aiuto di una vergine che la stessa notte partorirà la fotocopia del figlio della bellissima sovrana. Anche Viola, protagonista della seconda storia, ha un’ossessione.

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Figlia di un re (Toby Jones), la ragazza desidera con tutta se stessa un marito affascinante, coraggioso e intelligente ma il padre – che nel frattempo è ossessionato da una pulce – bandisce un torneo difficile da superare, con l’intenzione di non separarsi dalla sua piccola, però un orco risolve il rebus e Viola sarà costretta a sposarlo. Nella terza storia il canto di una di due sorelle vecchie e brutte arriva fino alle orecchie di un re, ossessionato dal sesso, (Vincent Cassel) che, invaghitosi della voce senza volto, decide di conquistare la misteriosa pulzella. Dora, la più anziana delle due zitelle, escogita uno stratagemma per trascorrere una sola notte di passione con il re senza però mostrargli il suo aspetto.

Ne Il racconto dei racconti Garrone, mediante quattro figure femminili, racconta i vizi e le virtù della società contemporanea e soprattutto delle donne di oggi (non solo) che, per entrare nelle grazie di un uomo, sarebbero disposte anche a cambiare pelle. Figure fragili che antepongono l’apparire all’essere per ricevere briciole di amore ma che, se messe alla prova, sanno far leva sulle qualità insite in ogni essere umano, come il coraggio. E gli uomini di questo film? Sono come dei burattini che hanno bisogno di un astuto burattinaio per vivere.

Il bene è visibile solo nella diversità dei due ragazzi albini che, per proteggere il loro legame, sfidano lo status quo imposto dalla loro diversa condizione sociale. E allora qual è la lacuna di questo film? Ne Il racconto dei racconti Garrone pecca di superficialità, perché, fondendo tre storie in una, crea un calderone. Il pregio è nelle ottime scenografie e nella fotografia di alto livello che ci fanno sperare, con il trascorrere dei minuti, in un finale degno di questo nome.

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Maria Ianniciello

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