“Maldamore”, la recensione del film

MaldamoreCoppie che si sgretolano e poi si ricompongono sull’onda dell’emotività causata da una strana coincidenza che mette a nudo i personaggi, togliendo dal loro volto la maschera che hanno modellato con tanta fatica. Coppie che si mentono guardandosi negli occhi spudoratamente: questo e molto altro è “Maldamore”, il film diretto da Angelo Longoni e uscito nelle sale il 13 marzo scorso. I personaggi , soprattutto maschili, viaggiano in modo compulsivo e nevrotico lungo il sentiero della vita, senza una meta precisa ma con il desiderio costante di piacere. C’è Veronica (Ambra Angiolini) che è alla soglia dei quaranta anni e vorrebbe concepire un secondo figlio solo per sentirsi ancora utile e femmina, quindi “tormenta” il marito Marco (Luca Zingaretti)  che ha un’insana passione per le donne, le quali, dice, sono tutte belle.

E poi c’è Sandra (Luisa Ranieri), una contabile razionale, forse anche troppo, sposata con il fratello di Veronica, Paolo (Alessio Boni), un musicista meno donnaiolo del cognato ma comunque infedele. Una sera le due coppie si riuniscono per una cena. Paolo e Marco si confidano le loro reciproche scappatelle sul terrazzo, dove c’è però l’interfono per bambini dal quale le mogli ascoltano l’intera conversazione. Uno strano scherzo del destino che costa caro ai due uomini. La rottura è inevitabile. Perché non ci si può guardare più negli occhi con la stessa nonchalance di prima. Tutti sanno e il gioco delle parti non regge. Non più. La verità rende vulnerabili. Troppo. Mentire non ha più senso. Almeno per Sandra che confida al marito di averlo tradito, ma Paolo non riesce a farsene una ragione. Ed è qui che si innesca il “doppiopesismo”, di cui parla il regista anche in una recente intervista rilasciata a Cultura & Culture. In sintesi, spesso noi usiamo due misure, diametricalmente opposte, per valutare un’azione negativa che diventa insopportabile quando siamo noi a subirla e nulla quando siamo noi a farla. Un atteggiamento di comodo che sa molto di opportunismo. Nella pellicola, inoltre, le donne sembrano più coerenti e più autentiche degli uomini. Veronica, per esempio, non ha mai tradito il marito ma, nonostante si sia dedicata alla famiglia con tutta se stessa, avverte che qualcosa non va. Sente che la sua funzione sta per vanificarsi e quindi, anziché valutare questo momento della sua vita come un’opportunità, piomba nell’angoscia più totale, forse perché non si ama e di conseguenza non si sente amata dal marito donnaiolo e ipocondriaco. E poi… tutto torna come prima. Tutto si ricompone secondo una logica precisa ma del tutto incomprensibile. L’importante è salvare il salvabile. Oggi come ieri. Nel 2014 come nel 1800.

“Maldamore” è dunque un film ben costruito, con i suoi flashback e le sue spendide panoramiche. La macchina da presa di Longoni sperimenta con gusto. La zia di Marco (Maria Grazia Cucinotta) arriva dal labirinto dei ricordi e si materializza nei momenti clou, evidenziando che noi siamo il frutto del nostro passato, mentre la scena del frustino con una sensuale Claudia Gerini ricorda per certi versi la divertente sequenza del terzo episodio di  “Italians”, quando Giulio (Carlo Verdone) va a letto incosapevolmente con una prostituta russa dai modi piuttosto “bruschi”. 

Maria Ianniciello

Commenti

commenti

Lascia un commento

Torna in alto