EXODUS, IL CAPOLAVORO DI BOB MARLEY

Questa sera alla Casa del Jazz di Roma nuovo appuntamento della nuova serie “Art and Soul-Storie di Musica in Musica” curata da Alberto Castelli. Protagonista della serata sarà “Londra 1977: Exodus, il capolavoro di Bob Marley”, un reading che ripercorrerà il periodo londinese così importante nella vita e nell’arte di Bob Marley.

Il cantante giamaicano  arrivò a Londra nel dicembre del 1976, dopo aver subito un attentato a Kingston alla vigilia di Smile Jamaica, un importante concerto organizzato proprio da Marley. Dopo quell’episodio, il cantante giamaicano sentì il bisogno di lasciare la sua terra e si trasferì a Londra dove dichiarò di sentirsi come «uno straniero in terra straniera».

In realtà, l’esilio londinese, che durò poco più di un anno e mezzo, diventò un periodo straordinario per la vita e la carriera artistica di Marley. A Londra il “Re del reggae” realizzerò Exodus, l’album che è considerato il suo capolavoro. Non solo: in quel periodo, Marley acquistò ancora più consapevolezza della sua figura e della sua forza creativa, spirituale e perfino sociale. Celebrò la “santa alleanza” tra reggae e punk e aprì la strada per l’arrivo del periodo più bello e riuscito del British Reggae.

Le sue giornate londinesi erano scandite da interminabile partite a calcio (la sua grande passione, dopo la musica) sui prati di Battersea Park, mentre al tramonto si recava con i suoi musicisti negli studi della Island a Notting Hill Gate per registrare le canzoni che avrebbero fatto parte di sia di Exodus e sia del successivo Kaya. A Londra ritrovò anche Cindy Brakespeare, che proprio in quel periodo era stata proclamata “Miss Mondo”, con la quale diede vita a un’appassionate e travolgente relazione. Damian “Junior Gong”, il più piccolo e il più talentuoso dei suoi figli, nacque proprio da quella relazione.

L’esilio londinese diventò così il periodo più intenso e più creativo della sua vita. Nelle canzoni di Exodus c’è tutto questo. Non a caso, molti anni dopo l’album fu proclamato “album dal secolo” dalla rivista americana Rolling Stone, mentre la BBC nel 2000 scelse One Love/People Get Ready, il brano che chiude l’album, come “canzone del millennio”.

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