Crowe, il gladiatore a “Note di Cinema”

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Russel Crowe, il gladiatore, sarà il protagonista unico di “Note di Cinema”, la rubrica a firma dalla giornalista Anna Praderio che approfondisce, con servizi e interviste ai protagonisti del cinema italiano e internazionale, gli avvenimenti legati al mondo dello spettacolo. L’appuntamento di domani sera, con inizio alle ore 17,30 su Iris (Mediaset), sarà dedicato all’attore neozelandese che ha accompagnato al Festival di Taormina uno dei kolossal dell’estate, “Man of Steel”: rilettura in 3d del mito di Superman, nonché protagonista di un’inaugurazione spettacolare, dove ha ricevuto il Taormina Art Award.  Russel Crowe ha salutato il pubblico  da autentico ‘gladiatore’ parlando in italiano: «Per l’Italia ho sempre avuto un amore profondo, anche prima di diventare ‘gladiatore’. Questo premio per me significa molto più di quanto possiate immaginare: forza e onore». E’ un nuovo Superman che salva il pianeta, così l’hanno visti alcuni critici facendo riferimento alla figura di Gesù. Il valore della speranza, di un mondo di popoli uniti e non i guerra gli aspetti più importanti del film; messaggi come l’amore e la pace che sono valori importanti «gli stessi che, come padre, cerco di trasmettere ai miei figli: ho due bambini e cerco di farli crescere senza privilegi, insegnandoli che il modo giusto di conquistare le cose è il lavoro». Si parla anche di cinema classico italiano e Crowe lo commenta con un inevitabile «naturalmente, amo i film di Federico Fellini e credo che la Fontana di Trevi resa famosa da “La dolce vita” sia uno dei luoghi più belli del mondo». «Del cinema contemporaneo» – conclude l’attore – «considero il film di Roberto Benigni “La vita è bella” uno dei più belli di tutta la storia del cinema: un padre che si sacrifica per il figlio, in fondo, è lo stesso tema al centro nel nostro Superman». Russel Crowe – che ha portato con sé anche un nuovo album, “The Crowe and Doyle” Songbook Volume III – interpreta il padre di Superman, stesso ruolo ricoperto da Marlon Brando nel film di Richard Donner del 1978. «Ho iniziato ad amare Brando» – racconta Crowe – «quando avevo 18 anni: era un attore immenso, capace di trasformarsi in qualunque personaggio; sapeva incarnare ogni ruolo e questo, per me, significa recitare».

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