La condanna di Berlusconi, il Sistema Italia e la Giustizia

L’editoriale

©Alexey Klementiev-Fotolia.com
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Ho letto di recente una frase con cui si apre un libro, del quale non vi svelo il titolo per non rubarvi la sorpresa della recensione che pubblicheremo a breve. La frase però è questa: «Ben oltre le idee di giusto e di sbagliato c’è un campo. Ti aspetto laggiù». Essa risale al XIII secolo e appartiene a Jalāl al-Dīn Rūmī, mistico e poeta persiano. Leggendo questa mattina i giornali e ascoltando i notiziari, ho ripensato spesso al senso di queste parole. Dobbiamo, tutti, nessuno escluso, imparare a superare il pregiudizio, per fare un’analisi corretta dei fatti. La condanna di Silvio Berlusconi, che sta monopolizzando l’attenzione dei media, dimostra che l’Italia ha un’informazione immatura e soprattutto schiava dei poteri forti che, pur di distogliere l’opinione pubblica dalle esigenze del Paese reale, è pronta a tutto. Non entro nel merito della vicenda, perché quanto sta accadendo, per me, è di cattivo gusto. Voglio però solo fare una precisazione sulla Giustizia: essa è tale solo se fa rispettare le leggi, solo se sa condannare nel modo giusto i colpevoli e solo se applica poi le sentenze. In caso contrario è solo un altro carrozzone del Sistema Italia, che si svende al migliore acquirente. Sono certa però, tanto da peccare forse d’ingenuità o d’idealismo, che la Giustizia Italiana è come un genitore che, con autorevolezza, non fa dei cittadini figli e figliastri, ma li giudica in base al reato. E inoltre scova tutti i malfattori e non solo alcuni per la tutela dei cittadini e per la salvaguardia di tutta la Nazione. Quindi sia  Berlusconi, sia altri evasori.

m.i.

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