Prendi il volo, recensione del cartone animato (+4)

Sono andata a vedere il cartone animato Prendi il volo con mio figlio di cinque anni e ne ho potuto testare in prima persona l’incredibile valore educativo. Di seguito la recensione.

Recensione di Prendi il volo, il cartone animato che fa divertire tutti

Nella narrazione da sempre gli animali sono umanizzati (pensiamo alle favole di Fedro per esempio) con l’obiettivo di esprimere concetti universali che restino impressi nella memoria collettiva e possano essere tramandati così di generazione in generazione.

Negli anni Settanta era molto in voga il romanzo Il gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach che è diventato un cult. Il gabbiano è diverso, vuole volare a modo suo e quindi viene allontanato dal suo stormo. Siamo negli anni Settanta, in piena Guerra Fredda. Le democrazie dell’Occidente, guidate dagli USA, si opponeva al collettivismo sovietico. Il romanzo di Bach si inseriva in questo contesto ma non per questo la sua morale perde di valore (lo scrittore si lasciò ispirare dalla sua esperienza di aviatore).

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Oggi le cose sono leggermente cambiate. Ci si sta rendendo conto in Occidente che l’individualismo ha fatto molti danni isolando le persone. Il concetto di indipendenza lentamente sta cedendo il posto all’idea di interdipendenza. Ma il processo è lungo e non tangibile nella vita pratica sociale. La narrazione però è sempre un passo avanti.

Il cartone animato Prendi il volo è un chiaro esempio di come ci si possa realizzare anche nell’ambito della famiglia (o di un gruppo) perché forse da soli si va più veloci ma insieme si va più lontani. I protagonisti sono una famiglia di anatre, molto simpatiche. La mamma è coraggiosa e vorrebbe emigrare. Il padre ha paura. I piccoli sono invece temerari.

Quando delle splendide anatre arrivano nel loro stagno, la vita di questa famiglia viene sconvolta perché lo stormo è diretto in Giamaica e i piccoli vorrebbero partire. Ma il padre teme i pericoli. A convincerlo è la vita di uno zio sedentario, che è vivo ma solo. La famiglia parte così per una straordinaria avventura. I quattro (con lo zio al seguito) passano per New York, dove incontrano il più cattivo dei predatori (l’uomo), e arrivano poi a destinazione ma non prima di averne passate tante.

Il cartone, attraverso il potere trasformativo del viaggio, ci suggerisce una verità ancestrale: la paura può trasformarsi in coraggio se la osserviamo e la affrontiamo un momento per volta, senza fretta. Ci dice inoltre che siamo nati per esplorare e per dare libero sfogo alla nostra curiosità.

Prendi il volo è diretto da Benjamin Renner ed è codiretto da Guylo Homsy. Tra le voci italiane ritroviamo Serena Rossi e Francesco Scianna. Maria Ianniciello


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