Forever Young, il film di Brizzi e quel cinismo che non c’è

“Forever Young” di Fausto Brizzi è un film leggero che con quel retrogusto agrodolce vuol far riflettere sulle nevrosi dell’uomo contemporaneo. I due generi (maschile e femminile) sono accomunati dalle debolezze e dall’ansia di una società che antepone l’apparire all’essere. Brizzi gira una commedia divertente ma non cinica né troppo briosa, avvalendosi di un ottimo cast, da Fabrizio Bentivoglio a Sabrina Ferilli, da Lillo a Luisa Ranieri, da Teo Teocoli a Stefano Fresi. Qui i personaggi sono incastrati in ruoli autoimposti dalla paura di invecchiare e come Narciso contemplano se stessi nelle acque delle loro inquietudini con la smania di cancellare il tempo che scorre inesorabile ma, quando affiora un’acuta nostalgia che vuole forse metterli in contatto con la loro essenza, lo status quo vacilla. In questo contesto di stenosi psichica il gioco delle parti si compie e la commedia ha inizio: un cinquantenne convive con una ragazza di vent’anni, ma nel frattempo si accorge di essere attratto da una sua coetanea; una donna matura ha una relazione con il figlio diciannovenne della sua migliore amica; un dj si atteggia a ragazzino ed è rimpiazzato nella radio in cui lavora da un giovane youtuber che con le sue alte visualizzazioni detta le leggi del mercato lavorativo; un avvocato è ossessionato dallo sport e costringe il compagno della figlia, un violinista obeso, a praticare ogni genere di attività sportiva e a nutrirsi di cibo poco calorico.

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“Forever Young” è una parata di tipi già visti che però in questo film vengono proposti tutti insieme per indagare nel substrato della moderna paura di invecchiare e del conseguente desiderio di rimanere giovani. Mentre nell’antichità la vecchiaia era sinonimo di saggezza tanto che i Greci avevano anche creato una divinità ad hoc che si chiamava Geras e che era considerata una vera e propria virtù, oggi si ambisce a essere giovani per sempre, diventando così artefatti e poco credibili, proprio come accade a Madeline Ashton e Helen Sharp nella pellicola del 1992 “La morte ti fa bella”. Le due donne, per una vita in competizione, diventano alleate dopo aver bevuto una pozione che le ha rese di nuovo giovani ma prive di vita, insensibili, melliflue, un po’ streghe. La loro pelle cade a picco e una semplice caduta decompone i loro arti. Madeline e Helen hanno bisogno per l’eternità di un restauratore che le renda presentabili. Perché l’essere umano ha così tanta paura delle rughe? Ci aveva risposto in modo più che brillante Vittorio De Sica in quel capolavoro della cinematografia mondiale che è Umberto D. Il regista premio Oscar e lo sceneggiatore Cesare Zavattini nel 1952 avevano indagato a fondo nel dramma di un uomo anziano che si ritrova solo e senza aiuti in una Roma intollerante e insensibile. La paura della solitudine associata alla terza età supera, dunque, il timore più che giustificato della morte.

“Forever Young”, quindi, si inserisce in questo contesto e anche se non eccelle riesce comunque a raccontare un modus vivendi con semplicità, senza grandi pretese. Forse un pizzico di cattiveria in più avrebbe reso questa commedia molto più brillante. I toni tuttavia sono quelli dei precedenti film di Fausto Brizzi, quali “Notte prima degli esami”, “Notte prima degli esami oggi”, “Femmine contro maschi” e “Maschi contro femmine”. Il film, dunque, vi farà sia trascorrere una serata nella spensieratezza più totale sia sorridere delle contraddizioni di un’umanità tutta italiana. Di seguito il trailer.

 

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